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venerdì 21 settembre 2012

Review - WARRIORS: LEGENDS OF TROY



Nonostante una parte del popolo dei videogiochi action si ostini a non volerlo ammettere, la Koei ha creato, nel corso di oltre venti anni, un sottogenere a sé stante: il “Mosou”. Attingendo a piene mani dall’eredità dei picchiaduro a scorrimento tale tipologia di videogiochi mette l’utente al comando di un solitario, potente militare di rango e lo obbliga a farsi strada tra orde di nemici per far trionfare la propria fazione, attraverso un sistema di controllo efficace e semplice all’inverosimile. La caratteristica essenziale che ha permesso a questo genere di sopravvivere (prima) e di uscire (poi) almeno in parte dalla nicchia è stata la sua capacità di trasmettere un inspiegabile quanto gratificante senso di esaltazione. Avvicinare il pubblico occidentale ad un genere così brutalmente giapponese non è cosa facile. Dopo il tentativo del discreto anche se impopolare Bladestorm, la Koei ci riprova nel 2011 affidando alla sua appendice Tecmo Koei Canada tale compito.


Elena, la moglie del re di Sparta Menelao, è scappata assieme a Paride, figlio di Priamo re di Troia. L’offesa sarebbe già grave di per sé, ma lo è ancora di più in quanto il tradimento si è consumato durante un colloquio di pace, alleanza ed amicizia. Senza esitare oltre Menelao chiede aiuto al fratello Agamennone, che raduna la più grande flotta mai vista e parte alla distruzione di tutta la stirpe troiana.
La trama è narrata in circa venticinque scenari cronologici, dove ogni volta si interpreterà uno tra gli otto personaggi sia greci che troiani. E’ una scelta intelligente e pienamente condivisibile, in quanto permette di mettere in scena fedelmente non la sola Iliade, ma tutta la guerra dall’inizio alla fine, abbracciando così l’intero Ciclo Troiano. Si intrattiene e si interessa quindi, ed è sicuramente una scelta molto migliore che far rivivere anacronismi tutti uguali dove è destinato a vincere chi viene comandato dal giocatore.


Dopo la Cina dei Tre Regni e il Giappone Feudale, quale migliore base per un titolo Mosou se non la Guerra di Troia? Gli ingredienti per un degno esponente del genere ci sono tutti: eroi sovrumani, dei capricciosi, eserciti che si scontrano e due fazioni contrapposte. Aprendosi con una tutto sommato spettacolare sequenza di sbarco della flotta achea sulle spiagge di Troia, impersonando il Pelide Achille verrà subito chiara come la natura Mosou sia rimasta invariata nel bene e nel male, ovvero il più classico sterminio di migliaia di nemici. Mentre la barra per gli attacchi speciali ha lasciato il posto ad una più classica “Furia” in pieno stile omerico, le novità vere e proprie sono altre: anzitutto il combattimento è stato reso molto più tattico, tramite un approfondimento del sistema di controllo in attacco veloce, potente, difesa con lo scudo, schivata e agganciamento. La fisicità dei colpi, anche grazie al rinnovato peso specifico dei nemici che si affrontano, è molto più sentita e verosimile, così come sono crude le mosse e i fendenti di ciascun eroe, tesi ad un sanguinoso realismo. I risultati migliori di questa sperimentazione si raggiungono durante le molte battaglie con i boss, suddivise in due categorie ben distinte: la prima, più frequente, sarà quella in cui si dovrà affrontare un eroe o un ufficiale nemico al centro di un cerchio formato dagli altri militi; l’altra, più individualistica, saranno invece battaglie contro grandi bestie mitologiche, spesso divise in più fasi e da concludere con una breve sequenza a Quick Time Event. Quest’ultima implementazione, novità assoluta per un Mosou, è discretamente divertente anche se non raggiunge gli alti livelli di prodotti un minimo assimilabili per categoria. Ultima introduzione, un divertente sistema di potenziamento del personaggio basato sugli oggetti da acquistare tramite i punteggi (“Kleos”) ottenuti squartando nemici, utilissimo e semplice da imparare grazie alla familiare impostazione “a griglia”.


Graficamente il gioco è più che buono, anche se non eccezionale. Tutti gli eroi sono ben caratterizzati e tutto sommato modellati e differenziati adeguatamente, senza alcun riciclo di animazioni. Il dettaglio su soldati e nemici comuni non è invece eccezionale, ma in aiuto interviene un sapiente uso delle fonti di illuminazione e una colorazione seppiata e saturata in molte tonalità, che nasconde adeguatamente gli appena sufficienti poligoni delle ambientazioni, le quali però non mancano di regalare qualche scorcio ed architettura di discreta grandiosità, purtroppo per nulla né interattivo né distruttibile. Il numero di elementi a schermo è buono ma nient’altro, presumibilmente il prezzo da pagare per non subire il solito scempio di veder comparire magicamente dal nulla i soldati semplici; siamo comunque una spanna più in alto rispetto alla media del genere. Il sangue può essere disattivato nelle opzioni, sebbene la sua presenza sia più coreografica che impressionante.

Stilisticamente il titolo, partendo dalle ottime basi cinematografiche a cui si ispira, sviluppa successivamente una propria maturità e coerenza, arricchendosi di dettagli e particolari che faranno la gioia degli appassionati del poema (notare la civetta e la nave che dominano la corazza di Odisseo), altro segno evidente dello studio approfondito fatto da Koei Canada sui sostrati culturali della storia. Punto d’onore della produzione in tal senso sono le scene d’intermezzo tra una battaglia e l’altra, progettate con un bellissimo tratto che ricorda le pitture vascolari, che prendono vita man mano che il narratore (o meglio, l’aedo) descrive l’intreccio.


Ottima qualità della colonna sonora: Jamie Christopherson firma delle musiche orchestrali epiche e coinvolgenti, speziate con piccoli accenni di etnico, con l’unico difetto di essere piuttosto brevi e un po’ ripetute. Effettistica d’atmosfera, buon doppiaggio in inglese, attento anche alla corretta pronuncia greca dei nomi di tutti i personaggi. La localizzazione italiana del testo a schermo e dei sottotitoli non è malvagia, ma risente di alcune forzature rispetto all’originale e qualche nome cambiato (Odysseus che diventa Ulisse), senza tuttavia minare la comprensione della storia in sé.

Soddisfacente anche la longevità, la campagna dura le sue brave dodici ore, ma volendo cimentarsi nell’Arena e sbloccare ogni oggetto con un po’ di fortuna si potranno anche superare le quindici-sedici. Peccato per la mancanza di una qualsiasi modalità multigiocatore che avrebbe potuto allungare di non poco la vitalità.


In conclusione, Warriors: Legends of Troy è un gioco giapponese sviluppato alla occidentale. Mantiene tutti gli inevitabili difetti del genere a cui appartiene: intelligenza artificiale dei nemici prossima al nulla, ripetitività di fondo dell’azione, difficoltà conseguentemente blanda. Eppure le limature causate dagli evidenti sforzi progressivi dello studio di sviluppo canadese sono evidenti nel sistema a oggetti, nel rinnovato tatticismo dell’azione e nella storia articolata e finalmente fedele (e non solamente ispirata) al materiale originario. Confrontato con i grandi titoli dell’action su console ne uscirebbe con le ossa rotte, ma preso per quello che è funziona alla perfezione, e questo tanto basta a renderlo consigliato agli appassionati di mitologia greca e a chiunque voglia provare un po’ di sano edutainment videoludico.


Voto: 73/100


Cavaliere Bardo 21/9/2765


Scheda Tecnica

Casa Tecmo Koei | Sviluppatore: Tecmo Koei Canada | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation 3, Xbox 360 | Formato Esaminato PlayStation 3 | Prezzo € 59,90 | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 2300 MB HD (installazione facoltativa su PS3), Controller analogico con vibrazione, TV HD 720p o 1080p | Lingua Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco (testo a schermo e sottotitoli) Inglese (parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 18+


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