E’
passato un po’ di tempo da quando Tony ha collaborato con i Vendicatori e ha
scongiurato l’invasione dei Chitauri guidati da Loki. Ma si capisce che
qualcosa non va in lui, la prestazione lo ha stressato, compresso, e a parte le
sue armature e Pepper non c’è niente che lo conforti. Dovrà affrontare i suoi
demoni.
Vecchia
storia, quella dei supereroi che soffrono internamente. Ce ne aveva già parlato
esaurientemente l’Uomo Pipistrello nella trilogia di Nolan, e prima di lui si
era provato a metterla su pellicola con l’Arrampicamuri, ottenendo in quest’ultimo
caso un risultato abbastanza mediocre forse per semplice mancanza di un cast
con adeguato physique-du-rôle.
Quindi,
come fare a dare un certo smalto nonché motivazione per un terzo film ad un
personaggio, quello del gladiatore dorato, che non ha mai mostrato nulla per
caratterizzazione? Semplice: buttiamolo sui riferimenti ad Avengers. Il film
così diventa quasi istantaneamente un cammino di crescita dal sapore per certi
versi videoludico da parte del personaggio di Tony, a cui però alla fine
importa solo la ricerca fine a se stessa, includendovi dentro anche il
flashback che compare ad inizio film.