Secondo un’idea condivisa, un sequel dovrebbe fare due
cose: prendere il prodotto originario e migliorarlo in ogni suo aspetto,
limando al contempo gli spigoli che inevitabilmente un’opera prima reca con sé.
In inglese, il modo di dire per questo è bigger
and better (più grande e migliore). Il genere Mosou agli occhi del pubblico
generalista sembra non aver seguito queste direttive, ancorandosi nel corso
degli anni ad un cocciuto immobilismo. Inutile dire che l’annuncio dell’uscita
europea dell’ottavo capitolo, fin dall’inizio presentatoci come “l’esperienza Dynasty Warriors definitiva”,
abbia destato non poco interesse. Promessa
mantenuta?
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