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martedì 12 febbraio 2013

Recensione - GOD OF WAR



Spesso i prodotti migliori vengono da botteghe, da studi piccoli o relativamente piccoli. Oggi fanno paura, le cose piccole, perché non sopravvivono agli shock economici e quant’altro. Ma consideriamo il rovescio della medaglia: l’incremento del capitale creativo, che grazie a loro si sviluppa e cresce esponenzialmente.
Ecco, la divisione di Santa Monica nel 2005 era proprio questo. Studio di nicchia disperso dentro una grande impresa americana con radici giapponesi, dal 2002 si era messo a lavorare a qualcosa di indefinito, di cui nessuno sapeva l’esistenza. Tre anni di lavoro, difficoltà gigantesche nello sviluppo, tempi di consegna stretti.

Kratos è un guerriero spartano fuori categoria, che trova consolazione solo nelle battaglie che intraprende per sopravvivere e negli dei dell’Olimpo, che hanno promesso di perdonare i suoi peccati. Ora, quel momento sembra essere arrivato: l’ultima missione di Kratos, quella in cui lo guideremo, è il trovare un modo per fare l’impossibile, uccidere Ares, il folle dio della guerra che sta distruggendo Atene.
Sarebbe troppo semplice parlare del gioco e basta, ignorando come esso sia, ancora prima di un action, la parabola ascendente di un team di sviluppo. La rabbia e la frustrazione degli sviluppatori per gli innumerevoli ostacoli incontrati per portare in vita questa primissima avventura del Fantasma di Sparta si sono trasferiti nell’opera stessa, si sono stratificati nel processo creativo e hanno prodotto un gioco profondamente cattivo, frustrato ma incredibilmente drammatico, doloroso e amareggiato. La trama, di per sé semplice, diventa sensata attraverso l’introduzione della tormentata componente psicologica del protagonista, che al di là del suo frullare sangue di non-morti e varie ed eventuali bestie mitologiche, viene strappato alla sua cruenta realtà attuale per ritornare continuamente a rivangare i ricordi che lo hanno condotto a tutto questo, in una tematica sottintesa ma presente di voler mostrare gli effetti devastanti che la guerra produce nell’animo umano.

L’incedere dello Spartano appartiene ai massicci canoni dell’avventura dinamica, ovverosia il sapersi districare in situazioni sia violente sia pacifiche, in un percorso tanto godibile quanto a senso unico vista l’impossibilità di tornare indietro. Ma il titolo Santa Monica fa di questa apparente debolezza un punto di forza notevole: la concatenazione ponderata ed intelligente degli scenari e la loro pregevole progettazione in grandi dimensioni li fanno stratificare nella mente del giocatore, donandogli una rara sensazione di sospensione dell’incredulità ed invogliandolo ad andare sempre più avanti per ammirare sempre nuovi panorami ed architetture fantasiose e mitologiche. All’interno di queste sono presenti diversi enigmi minori che servono a sbloccare i pezzi per risolverne uno maggiore, in un riuscito e soprattutto non cervellotico crescendo.
Quando però stormi di nemici minori compaiono a schermo, il gameplay si dedica del tutto al combattimento, che qui vive tutto dell’esaltazione delle sanguinarie mosse del protagonista, che frusta le masse con le sue terribili Spade del Caos attaccate ai suoi avambracci tramite catene estendibili. Fluido come non mai, il combattere viene controllato dal giocatore tramite i tasti frontali per gli attacchi veloci e pesanti, oltre che sull’agire sulla levetta destra per la schivata. Una volta indebolito a sufficienza un nemico sarà possibile afferrarlo ed eliminarlo definitivamente tramite un Quick-Time Event, più o meno lungo a seconda dell’importanza del mostro stesso ma sempre molto ispirato.

Purtroppo l’inesperienza degli sviluppatori porta con sé dei difetti, che non tardano a manifestarsi: il fatto che il combattimento a volte risulta fin troppo caotico è il male minore in relazione alla presenza di evidenti approssimazioni in materia di progettazioni dei livelli, troppe volte legati ad un struttura “Trial & Error”, a trappole a tempo stretto e alla presenza di burroni senza fondo. I tempi stretti si riscontrano invece nella mancata limatura di alcuni elementi di gameplay, come un difficile aggancio dei QTE di cui sopra e la presenza di tre sole boss-fight in dodici ore di giocato, con certi “buchi” che diventano evidenti da tre quarti dell’esperienza in poi.

Nulla da eccepire invece per quanto riguarda il comparto tecnico. Non sarebbe sbagliato affermare che la grafica di questo prodotto ha stupito tanto quanto aveva fatto quella di Metal Gear Solid 2 nel 2001. Kratos è modellato in maniera pregevole così come i suoi nemici e comprimari, le ambientazioni sono enormi, luccicanti, fantasiose e mitologiche, capaci di dare un senso di “ascesa all’immortalità” davvero notevole. La mole poligonale a schermo è molto alta ma tutto si muove con una fluidità assoluta e con caricamenti che si contano sulle dita di una mano.
Vale comunque la pena di citare la presenza di alcuni difetti anche qui. La rimasterizzazione in HD porta su schermo un utilizzo eccessivo degli effetti di illuminazione, che molte volte sono volutamente usati per nascondere la mancanza di poligoni degli elementi di contorno e l’evidente bassa definizione di molte texture che si traduce in sfondi alle volte veramente piuttosto poveri.
Davvero lodevole il sonoro, composto da una colonna sonora ispirata e d’atmosfera, fatta di pochi strumenti come archi, trombe e strumenti etnici chiamati spesso a reggere da soli intere scene, con cori in greco che intervengono per esaltare le parti più importanti. Tutti i motivi che poi diventeranno caratteristici della serie sono presenti, così come una buona effettistica si mischia ad un doppiaggio italiano veramente ben realizzato ed equalizzato, c’è qualche forzatura nelle battute ma gli attori usati (specie per Kratos e la voce narrante) sono davvero azzeccati.

Soddisfacente la durata: a fronte delle dodici ore per l’avventura principale viene in aiuto una ricca sezione di contenuti extra, tra cui vale la pena ricordare abbondanti filmati dietro le quinte, un nuovo livello di difficoltà e gallerie dei modelli 3D scartati durante la produzione. Se la maggior parte di queste cose sono accessibili dopo aver completato l’avventura una volta sola le altre saranno accessibili o completando il gioco a livello difficile in su oppure vincendo le dieci Sfide degli Dei, difficili battaglie da completare stando dentro a limiti stretti d’azione, competenza e sopravvivenza.

God of War è un gioco tradizionalista come pochi: un’avventura vecchio stile, lineare e guidata, che sfrutta un contesto inedito ed un personaggio carismatico ed antieroe per tenersi in piedi. E vi riesce perfettamente, grazie al duro ed appassionato lavoro degli sviluppatori. Non è perfetto, anzi è un prodotto per certi versi molto acerbo e poco rifinito, ma permetteteci di dire che professarsi cultori dell’action e della videoludica (o anche di una sola di queste due cose) senza aver conosciuto e anche un po’ amato questo mitologico debutto dei Sony Santa Monica è quanto di più incoerente si possa proferire.

Voto: 89/100



Scheda Tecnica
Casa Sony | Sviluppatore: Sony Santa Monica | Distributore Sony | Formati Disponibili PlayStation 2, PlayStation 3 (parte di una collection) | Formato Esaminato PlayStation 2, PlayStation 3 | Prezzo € 19,90 (PS2), € 39,90 (PS3) | Specifiche tecniche 454 KB Memory Card (PS2)/120 MB (PS3), Controller analogico con vibrazione, TV HD 720p, 1080i o 1080p (solo PS3) | Lingua Italiano (testo a schermo e parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 18+

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