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domenica 10 febbraio 2013

Recensione - PRINCE OF PERSIA LE SABBIE DEL TEMPO


In un settore in continuo rinnovamento sono poche le serie che possono permettersi di continuare per oltre una generazione. Specialmente ai nostri giorni, sono divenute una tale rarità che quelle poche che vi riescono entrano praticamente de facto nella storia dei videogiochi. La serie di Prince of Persia, oltre ad appartenere a tale categoria, è parte di una ancora più ristretta: le riesumate, ovvero proprietà intellettuali presenti agli albori del media videoludico lasciate per anni nell’angolo e successivamente riscoperte e nuovamente sviluppate, arrivando anche a tagliare il traguardo del superamento di un solo media. Per la serie di cui stiamo parlando, l’anno di tale “resurrezione” è da fissare al 2003, al rilascio di questo Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo (titolo originale “Prince of Persia: The Sands of Time”) su tutte le piattaforme esistenti sul mercato casalingo.

Protagonista della vicenda è il figlio minore di Sharaman, re di una non meglio definita porzione della Persia medievale. Durante il ritorno a casa da una campagna militare il re decide di conquistare un altrettanto anonimo Mahrajà indiano, da cui sottrae una grande clessidra e un pugnale magico a essa correlato. Ripartiti, si fermano di nuovo nel sultanato alleato di Azad, dove il Principe, ingannato da un malvagio visir, conficca il pugnale nella clessidra, liberando le Sabbie del Tempo. Aiutato da Farah, la figlia del Mahrajà sconfitto, cercherà di rimettere le cose a posto.
La trama si dimostra subito intrigante e godibile, non adagiandosi sugli allori del pretesto per sviluppare una vicenda classica di ricerca che affascina e diverte, colorata di pungente ironia.

Il concentrato del gioco, in questa maniera, è l’avventura dinamica che basa quasi tutto sulla dispensazione massiccia di dosi di azione acrobatica fortemente concentrata, con la possibilità di riavvolgere il tempo grazie al Pugnale e alle Sabbie ivi contenute per rimediare ai nostri errori. Nei panni del nostro protagonista ci ritroveremo quindi in una serie di stanze successive da attraversare sfruttando gli appigli, le pareti, le colonne in rovina, una grande agilità e soprattutto evitando le infernali trappole di cui è disseminato il palazzo di Azad. Il sostrato ludico del tutto si consuma in questo: nelle lunghe sequenze di salti e corse, nella risoluzione di enigmi intelligentemente progettati sul senso dello spazio, che mostrano una esemplare sfruttamento delle tre dimensioni a cui la serie per la prima volta si affida seriamente. Una cosa possibile solo grazie ad un level design studiato su carta prima che su computer.
Le meccaniche traslano solo in parte nelle sezioni di combattimento, dove si affrontano poveri esseri umani corrotti dalle Sabbie: anche qui l’agilità fa da padrone, producendo un’anima fatta di capriole, schivate e pochi colpi ragionati di spada e di pugnale, accentuando le figure del Principe e di Farah per quello che sono, cioè umani infilati a forza in un mondo soprannaturale e costretti loro malgrado a collaborare per sopravvivere. E’ sorprendente quanto questo vecchietto abbia ancora da insegnare alle produzioni odierne.


Tecnicamente parlando questo gioco è ai limiti dell’eccellenza. Le stanze, i corridoi e le costruzioni godono di un livello di dettaglio ineccepibile, esibendo texture definite, piene di ghirigori, decorazioni, particolari, colori vivaci, capaci di non risentire neppure del passaggio all’Alta Definizione. Non mancano neppure i dettagli, come tende che svolazzano, effetti di sfocatura e un senso dell’enorme che solo pochi in seguito sarebbero stati in grado di eguagliare o superare nei loro panorami. La potenza pura si fonde con una ricerca stilistica precisa e puntuale, che dipinge ambientazioni luccicanti e poetiche, arabeggianti. Il Principe si muove con atteggiamenti enfatizzati e realisticamente fantastici. Ben lungi dal farlo apparire come una sorta di Neo o di Spider-Man capace di ignorare la gravità, i ragazzi di Ubisoft Montreal gli fanno esibire una fisicità e un “peso specifico” che verranno gradualmente persi nelle successive iterazioni. I limiti di tale amalgama sono riscontrabili nell’espressività un po’ rozza dei volti dei personaggi e nella poca cura di qualche elemento di contorno.

Grande comparto musicale, costituito da uno straordinario impasto di rock e strumenti indiani e mediorientali, completato da urla musicali femminili e sprazzi di chitarra acustica. Effettistica alle volte decisamente invadente, quando si basa sulla ripetizione di rumori ambientali. Buonissimo doppiaggio italiano, c’è qualche de-sincronizzazione nei filmati in computer grafica ma sono piccoli nei, la qualità degli attori non può essere messa in discussione. Peccato per la mancanza dei sottotitoli.

Longevità un poco sottotono, alla prima passata dura una decina di ore, quando invece si sa grossomodo cosa fare arriva a sei, complice una difficoltà non altissima, denotante come alla Ubisoft abbiano cercato di renderlo accessibile a tutti. C’è qualche incentivo a rigiocarlo nello sblocco di qualche contenuto in più e nel ritrovamento di alcuni bonus particolari, ma a volte basta la semplice attrattiva dell’atmosfera messa in scena per spingere di nuovo a farsi una simile fiaba. C’è qualche imprecisione nel sistema di controllo, dovuta soprattutto alla scelta di assegnare comandi diversi allo stesso tasto facendoli cambiare a seconda del contesto, il cui traslare viene talvolta calcolato in ritardo dal gioco. Considerando la sua natura di opera prima, sono dei difetti folcloristici, che denotano solo la poca esperienza degli sviluppatori in merito.

Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo non è semplicemente un gioco, è una fiaba de Le Mille e Una Notte messa in movimento, un’odissea concentrata in un luogo solo che si trasforma e si amalgama, costellata di ironia e arguzia, lontana dagli eccessi in cui si sarebbe crogiolata la serie nel futuro. Non sarà un gioco perfetto, ma è bello, divertente, atmosferico, sufficientemente cervellotico e dinamico, e questo basta e avanza a fargli meritare la categoria di capolavoro.

Voto: 90/100



Scheda Tecnica
Casa Ubisoft | Sviluppatore: Ubisoft Montreal | Distributore Ubisoft | Formati Disponibili PlayStation 2, PlayStation 3 (parte di una collection), PC, Xbox, GameCube | Formato Esaminato PlayStation 2, PlayStation 3, PC | Prezzo variabile tra € 5 a € 20 | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 88 KB minimi su Memory Card, controller analogico con levette, compatibile vibrazione, compatibile 3D (solo PlayStation 3) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 12+

NOTA: Il remake in alta definizione presenta alcuni gravi difetti di desincronizzazione audio in certi filmati realizzati con il motore di gioco. Nella valutazione non se ne è tenuto conto in quanto influenzanti la rimasterizzazione stessa e non il gioco in sé.

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