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venerdì 9 novembre 2012

Recensione - FINAL FANTASY VI


Nel 1994 il Super Nintendo stava per morire, ma non solo di vecchiaia. Uno spettro grigio stava allegramente avvelenandogli il suo nucleo pulsante fatto di cartucce con quel nuovo supporto chiamato Compact Disc. Eppure la vecchia console, figlia di quell’altra che per prima aveva rivendicato il delicato tono argenteo dell’intrattenimento, ebbe ancora i muscoli di ospitare l’ultimo atto di una casa di sviluppo che era stata vitale nella sua vita. Ad un passo dalla pensione, Final Fantasy VI arrivò, e i videogiochi non furono più gli stessi.


Tutto inizia mille anni dopo la cosiddetta “Guerra dei Magi”, un ormai ancestrale conflitto combattuto con l’ausilio di entità semidivine chiamate Espers dotati di incredibili capacità magiche e la possibilità di prestarle agli esseri umani. L’abuso di questi poteri ridusse il mondo a poco più di una landa desolata e da quel momento nessuno sentì (o non volle) più parlare di quell’arcano chiamato “magia”. Venne invece incrementata la ricerca scientifica e tecnologica, con cui il mondo poté risorgere ed essere ricostruito dalle macerie, che sembrarono avviare gli umani verso una relativa stabilità politica ed economica, finché un giorno in una miniera di carbone della città di Narche viene ritrovato, congelato, proprio uno di questi Esper. L’“Impero”, uno dei tanti stati bellicosi nati dal grande processo di industrializzazione e benessere e che mira a voler riscoprire proprio la magia ignorando i precedenti cataclismi, manda tre soldati addestrati ad indagare, con l’ausilio di armature sperimentali antropomorfe chiamate Magitek. Due anonimi combattenti affiancano una giovane ragazza dagli impossibili capelli color verde acqua, che nonostante la fredda concentrazione del suo viso tradisce dai suoi occhi la profonda malinconia che le regna nel cuore.


Primo esempio in ambito videoludico di steampunk forse veramente completo, la trama di questo episodio (ultimo della serie sul Super Nintendo) non si concentrerà solo di lei, ma bensì si dipanerà intrecciando il progressivo plasmarsi di altri dodici destini, di cui due segreti. E la maestria sta nel farli diventare tutti protagonisti, nessuno escluso. Ognuno di loro ha una storia alle spalle verosimile e dettagliata, affrontando temi pesanti come il suicidio, la perdita dei propri parenti, dei propri idoli, la scoperta delle proprie origini e sentimenti, senza neppure risparmiarsi in sottili riferimenti alla filosofia sia accademica sia empirica. Mai niente di tutto questo si era mai visto nella storia dei videogiochi.

Siamo testimoni dell’elevazione a potenza assuefacente delle meccaniche tipiche degli J-Rpg. Accantonato il sistema a professioni del precedente episodio, efficiente ma evidentemente spersonalizzante da un punto di vista di caratterizzazione dei personaggi, qui si è optato per una semplificazione azzeccata, dotando ogni protagonista di una propria abilità speciale, fantasiosa ma fedele. A questo si aggiungono la presenza degli spiriti evocabili, ora presenti in quantità abnorme, e la facoltà di poter imparare gli incantesimi da loro accumulando punti magia assieme alla normale esperienza. La profondità strategica non viene però dimenticata: ciascun personaggio ha quattro slot dove inserire i pezzi di equipaggiamento e altri due per i “Relic”, accessori che aggiungono piccoli vantaggi o abilità extra. Ogni singolo oggetto ha un peso reale sul gameplay e permette una buonissima pianificazione strategica oltre che raddoppiare la personalizzazione del gruppo, rimasto sempre al numero perfetto di quattro elementi.

Da sempre i Final Fantasy vantano un’estetica da primato e questo gioco non è un’eccezione: molto semplicemente, siamo davanti alla migliore grafica possibile sul Super Nintendo. Le migliaia di ambientazioni sono state disegnate con uno stile grandioso, elaborato e dettagliatissimo al pixel, in una perfetta commistione di generi e influenze culturali. Che non manca neppure di osare, di sfidare la stessa concezione del 16 bit sbattendogli in faccia anche un bellissimo quanto semplice finto 3D prima e di dipingere intricati arabeschi di effetti speciali durante le battaglie casuali e precalcolate dopo.

Certe sequenze che impreziosiscono questo gioiello sono indescrivibili a parole tanto sono sublimi, trascendenti il concetto stesso di “videogioco”, tanto da regalare il momento dove la finzione si avvicina pericolosamente alla realtà, la concreta emozione di aver visto una avventura verissima raccontata attraverso le immagini, i testi e i suoni sintetizzati. E proprio a loro va delegata un’altra, meritatissima ora e mezza di applausi: un centinaio di brani, tra i quali uno spartito d’opera appositamente composto, sono qui compressi in un formato MIDI dove ogni singola nota, ogni fiato, ottone, violino e colpo di rullante spezzano l’anima del giocatore e se la portano via una volta di troppo.


Forse la più grande opera ruolistica giapponese dei nostri tempi. Avremmo potuto battere questa frase all’inizio e la recensione sarebbe stata tutta lì. In quasi settanta ore di longevità totale, per chi vuole vedere tutto, questo gioco racchiude l’essenza del genere in appena tre megabyte di dati, in sprites pixellati e artifici grafici che oggi sembrano ingenui ma in realtà sono solo rozzamente pratici, l’espressione del fare di necessità virtù nel 1994. I difetti veri e propri stanno da un’altra parte, su due altri pianeti che portano i nomi di “censura” e “adattamento”. La traduzione dal giapponese all’inglese di questo titolo è veramente infame, infantilizzante, mentre le censure puritane di troppa pelle di alcuni mostri così angelicamente mostruosi fanno solamente tirare un sospiro di irritazione, unito ad alcune conversioni oscene come quella per PlayStation. Ma la maestosità del tutto non ne esce minimamente scalfita, e probabilmente la vera conferma della grandezza di questo codice sta proprio nel superare quest’ultima prova. Semplicemente magnifico.


Voto 93/100

Cavaliere Bardo 9/11/2765


Scheda Tecnica

Casa Squaresoft | Sviluppatore: Squaresoft | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation, Super Nintendo, Emulazione, GameBoy Advance | Formato Esaminato PlayStation, Emulazione, GameBoy Advance | Prezzo N.D. | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 1 Blocco su Memory Card | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 11+ (ELSPA), 12+ (PEGI)


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