DISCLAIMER

In questo blog vengono espresse OPINIONI e preferenze, come tali PERSONALI e non necessariamente imparziali: e si è perfettamente liberi di farlo, essendo questo, nonostante il nome possa trarre in inganno, uno spazio personale, no profit, e gentilmente fornito da Blogger e Blogspot.
Se volete entrare e sentire il pensiero di uno dei tanti, fate pure, l'ingresso è gratuito.

mercoledì 26 settembre 2012

Review - MAXIMO VS ARMY OF ZIN

La Capcom non sarebbe quella che è ora senza i difficilissimi, medioevali videogiochi a gettoni dove si impersonava Arthur, il leggendario cavaliere che quando viene colpito rimane in boxer a pallini. Il primo Maximo, uscito nel 2002, rappresentava proprio questo: un degno tributo a ciò che aveva fatto sopravvivere questa casa di sviluppo per tutti gli anni Ottanta e Novanta. Il fatto che due anni dopo fosse prodotto un sequel delle avventure di questo nuovo cavaliere mutandato a cuoricini non era poi così strano.


Prima che Maximo intraprendesse la sua missione per ritrovare l’amata Sophia, il vicino baronato di Hawkmoor venne invaso da uno sconfinato esercito di esseri meccanici, chiamato l’Armata di Zin. Morgan Hawkmoor, l’allora titolato, riuscì a sconfiggerli tutti e a sigillarli dentro un grande Forziere di cui impose la preservazione a tutti i suoi eredi. Cinquecento anni e sei mesi dopo, Maximo e Morte sono in viaggio quando vengono attaccati proprio da uno di questo soldati meccanici. Comprendendo che c’è un collegamento tra la nuova carenza di anime nell’Oltretomba e le anime intrappolate dentro questi costrutti, il Tristo Mietitore chiede al suo buon compare di investigare.

Va lodato lo sforzo degli sviluppatori di proporre una trama più consistente e articolata rispetto al precedente. Siamo sempre su qualcosa di molto semplice, ma è comunque piacevole vedere come si sia tentata un’espansione dal punto di vista del contesto e, più in generale, sulla compiutezza dell’universo narrativo, rendendo il regno di Maximo meno “sospeso nel vuoto” grazie all’introduzione di staterelli limitrofi e una mappa che li collega assieme ai livelli da attraversare. La sequela di avvenimenti creati porta quindi avanti il gioco senza particolari preoccupazioni, riuscendo a farsi apprezzare anche se manca di grossi colpi di scena.


Pur mantenendo invariata la natura platform originale della serie, il gameplay ha subito una forte virata in chiave action: fin dall’inizio verremo gettati a combattere contro un discretamente vasto repertorio di nemici, da spazzare via attraverso tutta una serie di intuitive combinazioni di colpi e quattro armi diverse (due spade e due martelli), distinte principalmente dal ritmo di premuta dei tasti più che dalla complessità delle combinazioni. Il bottino ottenuto dalla dipartita degli avversari inoltre sarà direttamente proporzionale al numero dei colpi consecutivi andati a segno, come ben documentato da un apposito contatore posto sotto la barra della salute. A questo si aggiungono la possibilità (e il dovere cavalleresco) di salvare e proteggere gli innocenti abitanti dei livelli che attraversiamo e l’acquistare oggetti e potenziamenti dai mercanti cui ci imbatteremo.

Com’è intuibile, il livello di difficoltà generale è stato riallineato verso il basso, complice anche la nuova indistruttibilità dello scudo, l’impossibilità di perdere un potenziamento una volta acquisito e la nuova struttura cronologica dei livelli, che permettere di ripetere all’infinito e senza sanzione alcuna qualsiasi scenario già completato una volta. Per quanto tutto questo sia frutto della scelta di design di cui sopra, il paradosso che ne deriva è un difetto non indifferente: Maximo Vs Army of Zin pur essendo pensato esplicitamente per essere giocato da coloro che si erano barcamenati con il difficile prequel arrivandovi fino in fondo, si propone loro con uno schema oltre che totalmente diverso anche molto semplificato, cosa che probabilmente non piacerà alla maggioranza di questi utenti.


Tecnicamente parlando il gioco si difende: è da segnalare una rinnovata cura nella resa grafica degli oggetti metallici e negli effetti di luce come le esplosioni e la teatralità dei colpi; la maggiore introduzione è però quella delle animazioni facciali, che permettono di trasmettere espressività e risparmiare sui filmati in Computer Graphic, qui limitati solo ad inizio e fine della vicenda. Il numero di poligoni mossi, seppure non scarno, non è comunque eccezionale. Sono da segnalare inoltre la presenza di vistose texture in bassa risoluzione su alcuni elementi del paesaggio e sfocate su alcuni indumenti, oltre che da un vistoso zoppicare del motore in presenza di situazioni particolarmente affollate. Il design mantiene i notevolissimi livelli del precedente capitolo, mettendo in scena di nuovo un fiabesco medioevo dal sapore quattrocentesco mischiato con massicce dosi di steampunk e magia, che però perde totalmente ogni accenno di horror per ripiegare su un orgoglioso heroic-fantasy. L’effettistica di qualità si mescola ad un rinnovato comparto musiche, che forte di un buon aumento di tracce piazza godibili melodie orchestrali capaci di trasmettere sia un senso di fretta, di tempo che stringe sia una preponderante sensazione di ineluttabile, potente eroicità. Buon doppiaggio in inglese tradotto con cura nei sottotitoli italiani; una traccia italiana sarebbe stato più gradita, ma dopo l’appena sufficiente prestazione fatta col primo capitolo non se ne sente più di tanto la mancanza.

La longevità, purtroppo, rappresenta il punto più debole di questa produzione: vista la struttura di collegamento della trentina di livelli, il sistema a potenziamenti e vite extra semplificato, le nuove animazioni che aiutano nei salti e via discorrendo l’avventura non durerà molto; di pezzi veramente difficili ce ne sono sì e no tre in tutto il gioco, attestando tutto sulle nove-dieci ore di durata complessiva, con qualche punta di undici se si vuole potenziare al massimo il protagonista.


In conclusione quindi, un prodotto che ha provato alcune scelte coraggiose nel loro piccolo che lo fanno però classificare come un esperimento riuscito solo a metà, a causa di una eccessiva diluizione delle meccaniche e l’abbandono dei tratti di “odissea lacerante” caratterizzanti i suoi predecessori e imitatori. D’altro canto la storia approfondisce e tecnicamente si fa guardare, permettendo le sue brave ore di fiabesco intrattenimento senza moltissime pretese.


Voto 73/100


Cavaliere Bardo 26/9/2765



Scheda Tecnica

Casa CAPCOM | Sviluppatore: CAPCOM | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation 2 | Formato Esaminato PlayStation 2 | Prezzo N.D. | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 333 KB su Memory Card, Controller analogico con levette, Compatibile vibrazione | Lingua Italiano, Tedesco, Francese, Inglese, Spagnolo (testo a schermo e sottotitoli), Inglese (parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 12+ |

Nessun commento:

Posta un commento