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domenica 30 settembre 2012

Review - LUPIN LA MORTE ZENIGATA L'AMORE



La consuetudine di convertire proprietà intellettuali famose o particolarmente di successo in videogiochi è qualcosa che è sempre accaduta. La vera e propria consuetudine si è però sviluppata decentemente solo alla fine della precedente generazione di console, quando i produttori cinematografici statunitensi ne hanno compreso il potenziale per allargare la fetta di utenza anche a chi giocava oltre che andare al cinema. Ma ovviamente non è solo il cinema ad essere oggetto di queste conversioni, per quanto sia il mezzo più comune: il Giappone, grazie al suo sconfinato patrimonio d’animazione, porta regolarmente sulle console tie-in di tutti i tipi, di cui esportazioni al di fuori del loro mercato si contano sulle dita di una mano. Uno di questi è proprio Lupin La Morte, Zenigata L’Amore, gioco tratto dalla celeberrima serie animata sul famoso ladro gentiluomo. Una sorta di mosca bianca all’interno del panorama videoludico italiano ma che, sorprendentemente, ha ricevuto un trattamento con i guanti bianchi.


Lupin, Goemon e Jigen si recano nella città cinese di Sokai a seguito di una richiesta di aiuto della solita Fujiko, che scoprono subito essere stata rapita da un’antica banda criminale che ha nome Drago Celeste. Contemporaneamente Zenigata, appreso del viaggio del suo arcinemico, si reca anche lui a Sokai per proteggere il prezioso tesoro contenuto al Palazzo del Governo della città. Da tali premesse se ne scateneranno altre decisamente più grosse, che vedranno zio Lupin e papà Zenigata barcamenarsi in due storie che, seppure con un tema distinto per entrambi, saranno fittamente intrecciate l’una con l’altra, coinvolgendo allo stesso modo i loro soliti comprimari e un paio di personaggi originali (invero ben riusciti entrambi) inventati per l’occasione.

Fin dall’inizio è evidente l’intenzione degli sviluppatori di non volersi discostare assolutamente dall’impostazione “seriale” della serie animata: è la trama, ancora prima che gli strafamosi personaggi, il motore portante e assoluta protagonista del gioco. Così l’utente verrà inquadrato nella proposta di giocare una serie di singole sequenze, talvolta nei panni di Lupin e talvolta di Zenigata.


Alla variazione di tematiche per i due corrisponde due tipi di gameplay diversi: Lupin, da bravo ladro, sarà impegnato in sequenze stealth discretamente riuscite dove dovrà raccogliere informazioni, evitare le guardie, travestirsi e risolvere qualche basilare enigma. Nel caso si venga scoperti basterà rifugiarsi in alcune zone sicure segnate in rosso sulla mappa e da lì ripartire. Zenigata invece, essendo un ispettore improvvisatosi guardia del corpo, dovrà vedersela in combattimenti di massa contro i banditi del Drago Celeste, in sezioni da picchiaduro ad arena. Per sopravvivere avrà a disposizione attacchi normali, attacchi caricati ed alcune mosse speciali che acquisirà nel corso degli “episodi”. Entrambe le avventure saranno inoltre inframmezzate in alcuni punti pre-calcolati da alcuni semplici Quick-Time Events per sfuggire a trappole o ostacoli improvvisi o riuscire a compiere azioni particolarmente rischiose.

A completamento del piatto si aggiungono tre livelli dove invece si impersoneranno Goemon, Jigen e Fujiko. Ciascuno di loro avrà un sistema di gioco proprio, Goemon propriamente d’azione, Jigen da sparatutto in terza persona e Fujiko del genere musicale.

Nonostante sia tutto decisamente divertente, ben presto il sistema comincerà ad esternare i propri difetti: nessuno dei generi messi in tavola è particolarmente approfondito e alcune sequenze verranno a noia molto presto per via della ripetitività di fondo. Il livello di difficoltà non appare tra l’altro ben calibrato e, a fronte di un inizio decisamente semplice, da metà gioco in poi si inasprirà bruscamente specie nelle situazioni con Lupin, che ogni volta che verrà individuato dovrà tornare indietro alla zona sicura e ripartire da capo.


Lupin è un figo, e questo è quanto. Grazie ad un uso intelligente del cel-shading i ragazzi della Banpresto hanno ricreato lui e il suo mondo con una fedeltà pedissequa, dall’abbigliamento alle espressioni facciali, dai trucchi improbabili e divertenti alle trovate argute, convertendo al 3D con discrezione e solidità. Ma non è un lavoro perfetto: la mole di poligoni generali non è molto alta, gli ambienti sono tutti piuttosto seppiati e dalle texture spoglie e scolorite, cosa che fa risaltare non poco gli abiti sgargianti dei protagonisti; c’è qualche instabilità del motore quando si ritrova a gestire un numero di elementi mobili superiore alla decina e le animazioni sono piuttosto rigide. La riconducibilità di tali cose ad una precisa scelta di fedeltà alla serie animata giustifica solo fino ad un certo punto.

Il comparto audio è invece di tutto rispetto: al solito, abusato jingle in ottoni si introducono pezzi originali di pregevole qualità, melodie jazz allegre e godibili inframmezzate al punto giusto con violini orientali. Il tema portante del gioco è particolarmente ben riuscito nella sua composizione delicata, che si presta a molteplici arrangiamenti. Infine, doppiaggio italiano assolutamente eccelso, visto che comprende le voci originali della serie animata e rappresenta l’ultimo lavoro del compianto Roberto Del Giudice, primo doppiatore ufficiale italiano di Lupin scomparso nel 2006.


Longevità infine discreta. Una volta terminate le prime due storie se ne potranno giocare altre due, sempre intrecciate tra di loro, che partendo da premesse identiche complicheranno un po’ i quadri e soprattutto condurranno a finali alternativi rispetto alle due “principali”. Volendo vedere tutto almeno tredici ore se ne andranno, anche se tale “extra” sarà decisamente frustrante da completare per via dei difetti di calibrazione descritti poc’anzi e dello sfacciato ricalco di un paio di sequenze con Lupin.


Le Avventure di Lupin III: Lupin La Morte, Zenigata L’Amore è, in conclusione, la migliore trasposizione in videogioco di una serie animata e un tie-in fatto per bene, che non è poco. Ma dall’altro lato è un prodotto che vuole essere quanto più possibile ecumenico ma che finisce col non lasciare il segno in nessuno dei generi che rimaneggia, campando solamente sul retaggio e sull’indiscusso carisma dei suoi protagonisti. Che però è innegabilmente sufficiente a rendere il tutto giocabile e anche divertente. I fan alzino il voto di dieci punti e se lo procurino, gli altri sessanta politico e tappatevi il naso.


Voto: 65/100


Cavaliere Bardo 30/9/2765


Scheda Tecnica

Casa 505 Game Street | Sviluppatore: Banpresto | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation 2 | Formato Esaminato PlayStation 2 | Prezzo € 15 | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 160 KB minimi su Memory Card, controller analogico con levette, compatibile vibrazione | Lingua Italiano (testo a schermo e parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 12+

Dedicato alla memoria di Roberto Del Giudice.

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