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venerdì 28 settembre 2012

Review - VIKING: BATTLE FOR ASGARD


Da sempre, parlare con un estimatore della Creative Assembly è difficile. Questo perché parlare di questa casa di sviluppo inglese significa parlare di un’azienda che nel corso degli anni ha rivoluzionato talmente tanto il genere degli strategici in tempo reale da lasciare agli altri praticamente solo le briciole: fin dall’uscita del primo, indimenticabile Shogun: Total War la Creative ha praticamente riscritto il simulatore di stampo storico-strategico, inventando una formula vincente (e oltremodo successivamente scimmiottata da vari concorrenti) basata sull’efficace ripartizione di turni per la gestione strategica di armate, risorse e conquiste e di tempo reale per la tattica, aprendo le porte per i suoi caratteristici scontri di dimensioni enormi, sfioranti le diecimila unità per battaglia. Inevitabilmente quindi, in una sopradetta conversazione l’estimatore partirà con l’inanellare un numero compreso dai due ai cinque titoli come alcuni dei migliori pezzi di codice videoludico mai scritti da mano umana. Il profano però, a questo punto, comincerà giustamente a pensare che non è possibile che un’azienda abbia sempre centrato il bersaglio e solo la pronta, battente insistenza riuscirà a produrre la fatidica frase: “Be’ no c’è Viking: Battle for Asgard”, una simbolica e pure un po’ malinconica affermazione che suona molto come “Eh ma pure loro sono sempre umani”.


Rilasciato nel 2008, questo gioco rappresenta il tentativo in chiave fantasy di due sogni: il primo, accarezzato da molti appassionati del genere action su console rimasti incantati dalle grandi battaglie dei Total War, è il veder muovere sullo schermo centinaia (se non migliaia) di uomini ed avere la possibilità di partecipare attivamente alla battaglia come uno di loro, menando fendenti a destra e a manca per poi affrontare gli eroi nemici in serratissimi corpo a corpo all’interno del vortice della mischia. Il secondo, anelato dai possessori di console dall’animo più calcolato, è quello di vedere finalmente uno strategico comodo, divertente e piacevole da gestire esclusivamente col controller, una speranza che appare sempre più fragile specie dopo le amarezze ricevute dai ben poco felici (anche se coraggiosi) esperimenti già fatti in merito. Viking: Battle for Asgard è tutte queste cose, e proprio per questo ha suscitato reazioni scettiche da entrambe le parti, che ben presto gli hanno appiccicato quella natura da “capro espiatorio” da cui ancora non riesce a liberarsi, dissuadendo chi lo approccia dal valutarlo oggettivamente e in tal modo capire i suoi perché.
Ma andiamo con ordine.


In una remota, fredda regione scandinava la Legione, l’esercito maledetto della dea Hel figlia di Loki, sta seminando morte e devastazione. I Vichinghi sono stati progressivamente sterminati o catturati e i pochi che ancora sopravvivono sono costretti a tener testa alle infinite orde di non-morti solo con la tenacia e l’abilità. Uno di loro, di nome Skarin, sembra venire ucciso da Drakan, campione di Hel, salvo poi scoprire di non essere morto. Risvegliatosi vicino a Brighthelm, il suo villaggio, gli appare davanti in forma di entità spirituale Freya, la dea della bellezza, della guerra e della saggezza, che dopo avergli comunicato di averlo scelto come suo prescelto esattamente come Hel aveva fatto con Drakan gli affida la missione di liberare Midgard (la Terra) da tale germe.

Fin da questo incipit risulta evidente la caratterizzante commistione di generi di questo prodotto: la trama è molto leggera e sottointesa, molto lasciata intendere, secondo la consuetudine, molto da strategico in tempo reale, di lasciare ai giocatori il compito di forgiare da sé il proprio destino e la propria strada.


Nel gameplay iniziale, invece, fin da subito viene evidenziata la componente smaccatamente action e free-roaming di questa produzione: nei panni di Skarin infatti ci ritroveremo a vagare in lungo e in largo per le tre grandi isole di cui si compone il gioco, andando in cerca di prigionieri da liberare, sgherri della Legione da mazzulare e tesori da depredare. Ma, a differenza di altri esponenti di questo genere, qui l’esplorazione non è per niente fine a se stessa: i vichinghi liberati ed aiutati nel corso delle nostre peregrinazioni andranno infatti a rimpinguare le fila del nostro esercito che a tempo debito (soddisfatti i cosiddetti “Criteri d’Assalto”) potremo scatenare sulla fortezza che domina l’isola o parte di essa per prenderne possesso. Una battaglia, infatti, non si combatte all’improvvisata ma richiede una accurata preparazione tattica, logistica e strategica, rispecchiata qui dalla liberazione di obiettivi minori e la cattura di risorse naturali e umane essenziali. Allo stesso modo tattico è il sistema di combattimento: sotto questo aspetto il gioco è molto severo e basato sulla mossa giusta al momento giusto, con buona pace di chi preme i tasti a caso; si richiede anche una buona dose di capacità di infiltrazione nella liberazione degli obiettivi secondari, in modo da poter controbattere alla soverchiante superiorità numerica della Legione.

Una volta in battaglia, invece, le cose cambiano: avviata dalla mappa di gioco (richiamabile in ogni momento) si verrà automaticamente trasferiti tra le fila del proprio esercito, pronti a partecipare all’assalto, ma anche qui Viking si differenzia dai canoni, facendo risaltare fin da subito la realistica enfatizzazione di Skarin come leader dell’esercito: i vostri soldati si occuperanno infatti dei tanti “pesci piccoli”, permettendoci di concentrare i nostri sforzi sugli obiettivi strategici dell’esercito nemico (campioni, ufficiali di rango, mostri e generatori di truppe). La mappa di gioco in questo frangente viene sostituita da una visuale dall’alto del campo di battaglia (chiamata per l’occasione “Occhio di Asgard”), zoomabile in maniera pre-calcolata sugli obiettivi da distruggere e da dove coordinare le proprie azioni e risorse. Tutto questo regala l’esaltante sensazione di essere realmente l’ago della bilancia all’interno del conflitto e accentua la sensazione emotiva di avanzare con le proprie truppe guadagnando con fatica ogni metro di campo.

Purtroppo, a braccetto con  tutto questo vanno anche gli immancabili difetti: il gameplay tende ben presto a divenire ripetitivo nei preliminari di battaglia così come durante gli scontri, proponendo in entrambi i casi sempre gli stessi obiettivi da distruggere ed essenzialmente le stesse tattiche da applicare. Più specificatamente, invece, la natura aperta del titolo costringe durante l’esplorazione alla conquista dei luoghi semplicemente con l’azione individuale, che in certi casi si traduce in brevi assalti mordi e fuggi e lunghe attese per la rigenerazione dei punti vita, per poi riprendere fino all’esaurimento dei nemici. Nelle battaglie, invece, la componente più spiccatamente tattica è veramente molto superficiale, non essendo possibile comandare singolarmente le truppe ma solo ordinare dei particolari “attacchi aerei” per mano dei draghi. Questo, sommato alla generale difficoltà, rende il titolo decisamente ostico per gli standard moderni.


Anche il comparto tecnico vive di alti e bassi: è evidente una certa carenza nella realizzazione degli ambienti e delle sue texture, soprattutto sugli elementi secondari come gli edifici che finiscono con avere un aspetto fin troppo “piatto”, così come la modellazione poligonale dei personaggi non giocanti (PNG) li rende tutti piuttosto anonimi ed uguali tra di loro, cosa enfatizzata anche dal riciclo delle voci; a questo si aggiungono anche difetti come cali di frame-rate nelle situazioni più affollate così come blocchi ingiustificati del gioco che costringono a riavviare la console (risolvibili aggiornando il codice). L’altra faccia della medaglia è rappresentata tuttavia dalla visione d’insieme, che fa capire subito come alla CA si siano concentrati sulla quantità più che sulla qualità: in ogni parte del gioco il numero di uomini a schermo è semplicemente enorme e durante le battaglie diviene impressionante, enfatizzato anche dai contrasti di colore resi possibili dall’uso massiccio dell’HDR e dai mostri che ruggiscono in mezzo alla folla.

Stilisticamente parlando abbiamo una pregevole atmosfera vichinga generata da un evidente studio approfondito dei sostrati culturali e mitologici a cui si fa riferimento, regalando anche qualche buono scorcio panoramico. Per i personaggi invece invece la via adottata è quella di un look molto greve e pesante, che sa di crudele: Skarin è un colosso di conaniana memoria truce e concentrato, bramoso di vendetta, i comprimari sono spigolosi ed esageratamente muscolosi, con elmetto o incappucciati, cosa che conferisce loro un che di serioso oltre che un poco accentuato dimorfismo sessuale (escludendo Freya ed Hel). La Legione allo stesso modo gioca su colori molto scuri e cianotici, che enfatizza la loro massiccia presenza e li orienta verso il dark-fantasy.

Il comparto sonoro, infine, è risultato piuttosto debole, non tanto per le musiche, piacevoli ma niente di più, quanto per il suo essere assente ingiustificato durante l’esplorazione, lasciando il posto solo a rumori ambientali ed effetti sonori. Sufficiente la longevità, che però a fronte delle venti ore buone alla prima passata dopo vista la ripetitività di fondo darà pochi incentivi a rifinirlo, mentre di tutt’altra caratura è il doppiaggio italiano, che nonostante qualche scivolone mette in campo i migliori attori della scuola milanese; da segnalare in particolare una Emanuela Pacotto (doppiatrice di Freya) completamente immedesimata nel ruolo del proprio “divino” personaggio.


Al netto di tutto quanto, sinceramente questo Viking: Battle for Asgard riesce a convincere. Dopo essersi completamente abbandonata alla mattanza action con il prequel spirituale Spartan: Total Warrior, per il suo secondo approdo su console la Creative Assembly ha tentato una via più conciliante e soprattutto meno ignorante alle grandi battaglie virtuali viste in prima persona, sfogando anche il bisogno di fantasia, mitologia e un po’ di classica esagerazione impossibili da soddisfare con i Total War. Il consiglio di acquisto vale per i fan sfegatati dell’action più diretto e spensierato, agli appassionati di mitologia (nordica o generale che sia) e a tutti coloro disposti a passare sopra dei difetti e pregiudizi di commistione e a digerire un po’ di difficoltà vecchia scuola.


Voto: 75/100


Cavaliere Bardo 28/9/2765


Scheda Tecnica

Casa SEGA | Sviluppatore: The Creative Assembly | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation 3, Xbox 360 | Formato Esaminato PlayStation 3 | Prezzo € 29,90 | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 1024 KB HD, Controller analogico con vibrazione, TV HD 720p o superiore | Lingua Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco (testo a schermo, sottotitoli e parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 18+

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