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venerdì 5 ottobre 2012

Review - MORTAL KOMBAT IX


Mortal Kombat è stato probabilmente il primo gioco di combattimento ad incontri in grado di rivaleggiare apertamente con Street Fighter e allo stesso tempo di cercare di rivolgersi ad un pubblico decisamente più adulto e capace. Le sue prime iterazioni comportavano infatti sia una forte pianificazione nell’uso del sistema di combattimento sia una concezione della lotta come qualcosa di non scenografico e “sportivo” ma immediato, cattivo e carnale. Dopo un’era PlayStation 2 butterata da spin-off incoerenti ed episodi in 3D di qualità sempre più infima, il cui fondo si è avuto proprio con il precedente Mortal Kombat Armageddon, le speranze e le intenzioni erano quelle di risollevare dopo un decennio di buio una serie indelebile e influente. Questa motivazione ha generato un titolo fedele a se stesso, rimodernato e, è bene dirlo subito, caratterizzato da un livello di violenza altissimo e quindi assolutamente da sconsigliare al pubblico minorenne, nonostante l’impostazione fumettosa e inverosimile.


Quasi a volersi scusare del poco gratificante saluto alla precedente generazione videoludica, la trama imbastita dal neonato NetherRealm Studio è un reboot dei più classici: il maligno imperatore Shao Kahn ha vinto l’Armageddon e Raiden, dio del tuono e protettore della Terra, è sul punto di morire. Con le ultime forze invierà un avvertimento al se stesso passato, sperando di cambiare così il catastrofico corso degli eventi. La modalità storia, coprente i primi tre episodi della serie e strutturata in sedici capitoli ciascuno dedicato ad un personaggio, si rivela avvincente e capace di coinvolgere sia i conoscitori del plot originale sia i neofiti. Oltre a questo inusuale tentativo di dare risalto alla trama abbiamo anche la classica scalata arcade con finale differente per ciascun lottatore e la Torre Delle Sfide, ben trecento combattimenti ciascuno con condizioni precise da soddisfare per vincere. Completano il ricco pacchetto i Test, minigiochi basati sulla selvaggia pressione dei tasti o volti ad includere un elemento casuale nei combattimenti, e l’online.

Visto il tipo di gioco, è essenziale dedicare una parte della recensione al gameplay propriamente detto. Il sistema di gioco è strutturato completamente in due dimensioni, in pieno ritorno alla tradizione che aveva reso famosa la serie. Il controllo dei personaggi avviene attraverso quattro direzioni e sei pulsanti: i quattro principali corrispondono a pugni e calci divisi per frontali e laterali, gli altri due sono per la parata e la presa. La vera novità è però rappresentata dall’introduzione della Barra Super, divisa in tre tacche riempibili dando o subendo colpi; con una sola tacca si potrà eseguire una versione potenziata di una delle mosse speciali del personaggio, con due si interrompe la combo avversaria mentre con tre si accede al Colpo X-Ray, la tecnica più dannosa eseguibile: se non parata, garantisce circa il 30 percento di danno all’avversario, accompagnato da una cruenta animazione mostrante i danni interni come organi che scoppiano e ossa che si spezzano.
Il sistema di combattimento in sé esclude completamente le canoniche (e difficili) diagonali per puntare ogni mossa solamente sulle quattro direzioni (avanti indietro su giù); allo stesso modo le combo di base si portano con non più di tre tasti. La vera innovazione sta tuttavia nelle mosse speciali, uniche per ciascun personaggio, che si eseguono premendo due direzioni e un tasto di attacco.
Come è facilmente immaginabile questo comporta che molte tecniche condividono la medesima sequenza di tasti, tuttavia Mortal Kombat fa di questa apparente semplificazione un punto di forza notevole: il sistema di gioco in tal modo è accessibile a tutti e permette di imparare ad usare un personaggio in relativamente poco tempo. Altra importante conseguenza è che l’adozione di questo sistema spinge l’abilità non nell’esecuzione delle mosse in sé ma nella capacità di saperle concatenare; certi personaggi a tal proposito sono in grado di superare anche i venticinque colpi consecutivi con sufficiente Barra Super. Proprio per evitare di rendere i round troppo unilaterali è stata aggiunta la precedentemente spiegata possibilità di spezzare la combo avversaria. Pad alla mano il sistema funziona egregiamente, mostrandosi incredibilmente divertente e con notevolissimi sbocchi creativi, anche grazie alla costante ma non eccessiva linea di collegamento con l’avversario. Non è comunque raro subire qualche incertezza sulla spaziatura tra personaggi e minimi problemi di calcolo dei colpi andati a segno.


Da un punto di vista tecnico questo gioco è solidissimo. Il dettaglio dei personaggi e la loro modellazione sono assolutamente eccellenti così come le texture, mentre gli sfondi sono di egregia fattura e non si risparmiano anche tocchi di classe come elementi in movimento e un minimo interattivi (il pubblico che applaude in seguito a mosse particolarmente potenti o azzeccate). Le animazioni sono fin troppo rigide ma non per noncuranza di sviluppo ma come precisa scelta di design in quanto richiamante in maniera oculata gli sprites di attori digitalizzati dei primi, seminali episodi degli anni Novanta. La fluidità per contraltare è assoluta, sui sessanta fotogrammi al secondo in qualsiasi situazione. Tali scelte nascondono bene i limiti del motore poligonale, incapace di caricare più di quattro personaggi ad incontro e sofferente di diverse imperfezioni grafiche come una resa molte volte approssimativa delle animazioni di elementi secondari quali vestiti, capelli e gioielli. Il design attinge a piene mani dall’immaginario dei primi capitoli e sfrutta la maggiore potenza di calcolo per dare vita ad un look curatissimo e studiato, uniforme ma non differenziato solamente per i colori, oltre che a soddisfare il feticismo tutto virile del vedere donne bellissime in abiti succinti combattere sui tacchi a spillo.

Il sonoro purtroppo rappresenta il punto più debole dell’intera produzione: i commenti musicali, nonostante il loro essere riarrangiamenti di temi storici della serie, sono dimenticabili, mentre il doppiaggio italiano è semplicemente pessimo, amatoriale e desincronizzato; anche se non tutte le voci sono da buttare, le pesanti inflessioni dialettali che si sentono relegano il tutto ad una mera sufficienza.


Mortal Kombat rappresenta la simbiosi tra vecchio e nuovo, un degno esponente del genere dei picchiaduro bidimensionali nonché un fanservice allo stato puro per i fedelissimi. Il pregevole bilanciamento della trentina di personaggi, tanto da non renderne assolutamente ingiocabile nessuno, permetterà a chiunque si approcci di trovare senza dubbio almeno uno con cui immedesimarsi e divertirsi. La grande quantità di contenuti singolo giocatore, la potenziale longevità infinita online e l’indiscutibile attrattiva intrinseca del combattimento rappresentato a schermo fanno il resto. Un comparto sonoro particolarmente scadente e difetti grafici e di traduzione penalizzano un prodotto che, seppure non possa ambire alla totale eccellenza, rimane un acquisto imprescindibile per gli amanti del franchise, dei picchiaduro in generale e anche di chi ci si avvicina per la prima volta e cerca il giusto compromesso tra tecnica e facilità di utilizzo.


Voto: 84/100


Cavaliere Bardo 5/10/2765


Scheda Tecnica

Casa Warner Bros Games | Sviluppatore: NetherRealm Studios | Distributore WB Games | Formati Disponibili Xbox 360, PlayStation 3 | Formato Esaminato PlayStation 3 | Prezzo € 49,90 | Specifiche tecniche 1-4 Giocatori, 4 GB HD, TV HD 720p o superiore, Compatibile Vibrazione, compatibile 3D (solo PlayStation 3) | Multigiocatore Co-op offiline, XBLA o PSN | Età consigliata 18+

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