La Capcom è sempre stata un’azienda che, nonostante le
sue radici giapponesi, si è sempre concentrata su idee e concetti occidentali.
E per certi versi, è proprio questo che le ha permesso di divenire una marca
riconoscibile in tutto il mondo, fin in dai tempi dei coin-op ispirati
all’etica cavalleresca. All’intenzione si è poi sommata una vera competenza,
cosa che ha permesso di sviluppare serie che ancora oggi sono oggetto di culto.
Una delle ultime arrivate era Dead Rising, una nuova rappresentazione
dell’epidemia zombi dalle evidenti radici cinematografiche. Il successo in
questo senso fu decisamente inaspettato, anche considerando il fatto che gli
zombi sono da sempre cibo (ehm) da occidentali. Quattro anni dopo, il sequel.
Siamo lontani dalla concezione seriosa di un Resident Evil o di un The Last of Us, dall’idea della portata
catastrofica dell’epidemia sull’umanità; dopotutto, il contesto è ristretto e
l’epidemia in qualche modo controllata. Quello che traspare di più, non solo
dalla trama principale ma anche da tutta la varia fauna umana che popola il
gioco, è il voler esporre tutte le idiosincrasie del mondo contemporaneo. La
sfilata dei casi umani, ora priva di ingenuità grazie al trasferimento a
sviluppatori canadesi, è quindi brutale, in perenne bilico tra il grottesco e
il folle. Abbiamo superstiti che non si fanno salvare se non gli si portano i
pacchetti frutto dello shopping, guardie giurate elevatesi a sceriffi western,
postini con pacchi bomba da consegnare a chissà chi. Proprio di questi ultimi
sopravvissuti impazziti si compongono tutte le varie boss-fight del gioco, in
una sorta di perverso girotondo che prende e mescola tutte le piccole manie
della civiltà consumistica. Che, beninteso, diventano follie solo quando non
sono condivise da altri.
Noi stessi interpretiamo un folle, per quanto lo sia a
fin di bene: Chuck uccide zombi con la stessa facilità con cui pota l’erba, e
diventa divertente in quanto si giustifica con l’istinto di sopravvivenza. Ogni
cosa può essere raccolta ed usata come arma, e molte di esse si possono anche
combinare per ottenere effetti anche più letali. Ma le armi si rompono e la
salute diminuisce, e ci tocca rifornirci costantemente arraffando quel che
troviamo nei giganteschi scenari. Verrà in aiuto il fatto che tutti gli oggetti
tornano al loro posto una volta che l’area si ricarica, ma è una licenza
necessaria per evitare frustrazione. Pressoché ogni azione in gioco ci consegnerà
Punti Prestigio (PP) con cui potremo aumentare di livello il nostro uomo, fino
ad un massimo di 50.
Il comparto tecnico del gioco si può definire in un solo
modo: pulito. Fortune City, il nuovo fittizio paradiso dell’azzardo americano è
realizzato con una cura per il particolare notevole, i personaggi sono ben
caratterizzati ed espressivi, anche se alle volte fin troppo caricaturali
durante i filmati. La mole poligonale a schermo è molto alta e il motore di
gioco gestisce fino a un migliaio di zombi senza perdere un fotogramma. Il
design invece si basa sui contrasti: quello tra i colori sgargianti degli
ambienti e il rosso scuro del sangue, oppure con gli ambienti tratteggiati con
parodistica verosimiglianza e i già citati oggetti che si rigenerano all’infinito.
Peccato per il lunghi caricamenti.
La parte sonora è invece variegata al midollo: a
musichette orecchiabili e insipide proprie di centri commerciali e negozi si
alternano durante gli scontri con i boss tracce rock-metal su licenza, alle
volte ripetute in maniera ossessiva con il chiaro intento di creare tensione.
Cosa che non funziona in quanto Dead Rising non è horror, è critica sociale.
Allo stesso modo, la longevità si attesta su buoni
livelli: è tutto progettato per permettere al giocatore di ripetere più volte
la storia, cosa tra l’altro incoraggiata molto dal gioco. I potenziamenti che
otterremo avanzando di livello sono casuali, ma potremo ripetere più volte la
campagna principale portandoci dietro tutti i progressi e diventando sempre più
forti, fino a sbloccare i vari finali multipli e a completare tutte le piccole
missioni opzionali.
Dead Rising 2 è, per usare una metafora, un nato
giapponese naturalizzato occidentale, che riscopre le proprie radici originarie
e le tira fuori con veemenza, sfruttando il pretesto dei morti barcollanti per
scattare una grottesca foto della società americana. Per i fan è da avere senza
riserve con annesso innalzamento di 10 punti del voto finale, gli altri ci
pensino bene.
Voto: 70/100
Cosa
funziona:
-Migliaia di zombi
-Posto gigantesco
-Una follia caratteristica e grottesca
-Trama lunga con finali multipli
Cosa non va:
-Caricamenti frequenti
-Sistema di gioco ermetico
-Punte di irrealismo notevole
Scheda Tecnica
Casa Capcom | Sviluppatore: Blue
Castle Games | Formati Disponibili PlayStation
3, Xbox 360, PC | Formato Esaminato PlayStation
3 | Prezzo € 39,90 | Specifiche
tecniche 3 GB HD, Controller analogico
con vibrazione, TV HD 720p o superiore | Lingua Inglese (testo a schermo, sottotitoli e parlato), Francese, Tedesco, Spagnolo, Italiano
(testo a schermo e sottotitoli | Multigiocatore cooperativa online fino a 2 giocatori o competitiva online fino a 4
giocatori | Età consigliata 18+ |
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