Secondo un’idea condivisa, un sequel dovrebbe fare due
cose: prendere il prodotto originario e migliorarlo in ogni suo aspetto,
limando al contempo gli spigoli che inevitabilmente un’opera prima reca con sé.
In inglese, il modo di dire per questo è bigger
and better (più grande e migliore). Il genere Mosou agli occhi del pubblico
generalista sembra non aver seguito queste direttive, ancorandosi nel corso
degli anni ad un cocciuto immobilismo. Inutile dire che l’annuncio dell’uscita
europea dell’ottavo capitolo, fin dall’inizio presentatoci come “l’esperienza Dynasty Warriors definitiva”,
abbia destato non poco interesse. Promessa
mantenuta?
Su queste pagine abbiamo provato più volte a smentire
la teoria dell’immobilismo di Koei, eppure siamo i primi ad ammettere che il genere conserva dei difetti evidenti.
Triste a dirlo, sono ancora presenti. Il livello di difficoltà rimane basso,
l’IA non esiste ed è ripetitivo. Tutte cose su cui qualunque appassionato
passerà tranquillamente sopra, notando gli evidenti miglioramenti: anzitutto
abbiamo una maggiore naturalezza di concatenazione dei colpi, poi sono stati
aggiunti una comoda modalità Ira e un sistema
di morra cinese (Cielo, Terra e Uomo) associato alle armi volto a rendere
più tattico il gameplay. Sarà
infatti svantaggioso combattere contro un avversario che impugna un’arma di
elemento opposto al nostro. La Koei ha assicurato che le truppe sono state rese
meno catatoniche rispetto all’originale giapponese, ma sinceramente non abbiamo
notato chissà quale incremento del livello di sfida.
Altra modifica è la reintroduzione del sistema di crescita a livello degli ufficiali e il
sistema di miglioramento delle armi, tutto mutuato da Warriors Orochi. Invece che i punti abilità acquisiremo del
canonico Exp e le armi, che potremo
anche acquistare e rivendere dopo ogni battaglia. Soddisfacendo predeterminate
condizioni, inoltre, potremo anche apprendere delle abilità passive, da
associare al nostro beniamino prima di ogni scontro.
Il cast
dei personaggi, fatto tesoro delle aggiunte fatte con gli spin-off del 7, viene
arricchito da un po’ di volti nuovi per ciascuno dei regni. Le aggiunte, tra
cui citiamo Guan Xing e Guan Yinping, gli altri due figli di Guan Yu, Zhang
Chunhua la moglie di Sima Yi e lo stratega Guo Jia, vanno a completare una rosa
di ben 77 guerrieri. La cosa che
stupisce a questo riguardo è che finalmente ogni scelta è assolutamente unica e
presenta un parco mosse distintivo, seppur non esente da similitudini (di
nuovo, Warriors Orochi insegna). A
fare da ulteriore altarino di caratterizzazione intervengono gli attacchi Mosou, ora ampliati a tre per ufficiale. Sbloccabili man mano
che si sale di livello, sono un po’ riciclati ma in grado di tenere la scena.
Purtroppo
graficamente ancora non ci siamo. Un
miglioramento c’è oggettivamente stato, tutte le ambientazioni sono state
riprogettate da zero e ogni oggetto diligentemente innaffiato di ombre
dinamiche e HDR, ma non si può non notare come questo sia il Dynasty Warriors meno ottimizzato di
sempre: tralasciando l’ormai famoso problema del framerate su 360, gli errori
nel comparto tecnico vengono rappresentati da una mala gestione delle risorse hardware, che si riflette nei
caricamenti tanto lunghi da obbligare all’installazione su HD per poter ottenere
una fluidità accettabile. Altre difetti simili sono una telecamera tendente ad
incastrarsi negli angoli e alcuni gravi problemi di caricamento in ritardo di
texture e modelli durante le cutscene realizzate con il motore di gioco. Il dettaglio generale, ad eccezione dei
personaggi tutti rifiniti, dettagliatissimi e sopra le righe, è veramente irrisorio e il già citato HDR risulta addirittura controproducente quando si fanno primi
piani della truppa semplice, in quanto fa risaltare le sgranate
texture.
Il comparto sonoro si conferma come al solito di ottima qualità: abbiamo una nuova
ondata di brani orchestrali per le fasi narrative, non indimenticabili ma non
per questo brutti; per le battaglie, invece, abbiamo le solite ed esaltanti sonorità j-metal (ovvero un tipo di
metal molto incentrato sulle chitarre distorte); ci sono pezzi molto ispirati da entrambe le parti, tra cui anche una
canzone cantata, ma non c’è un vero e proprio tema portante e si sente.
Quella che potrebbe davvero infastidire sul serio è però un’altra
questione: come è stata gestita la localizzazione.
Il doppiaggio inglese, ben recitato, è eseguito solo in maniera parziale, tanto
che le voci del narratore durante la
modalità storia e delle varie conversazioni negli accampamenti non sono registrate, obbligandoci ad
una infinita lettura dei sottotitoli. Per avere una esperienza sonora completa
tocca aspettare il DLC gratuito che riabilita il doppiaggio giapponese, e siamo
punto e a capo.
In un
titolo che fa dell’immersione uno dei suoi punti di forza un simile taglio
apparirà a molti come veramente ingiustificabile.
Voto: 80/100
Cosa funziona:
-Un numero enorme di personaggi e nessun clone
-Gameplay roccioso come non mai
-Tantissimi contenuti
-L’Ambition Mode è quasi perfetta
Cosa non va:
-Graficamente arretrato
-Non ottimizzato tecnicamente
-Narrativa molto inferiore al 7
-Localizzazione fatta al risparmio
Scheda Tecnica
Casa Tecmo-Koei | Sviluppatore: Omega
Force | Formati Disponibili PlayStation
3, Xbox 360 | Formato Esaminato PlayStation
3 | Prezzo € 59,90 | Specifiche
tecniche 7 MB HD (10 GB se installato),
Controller analogico con vibrazione, TV HD 720p o superiore | Lingua Inglese (testo a schermo, sottotitoli e
parlato), Francese, Tedesco (testo a
schermo e sottotitoli), Giapponese
(parlato, tramite DLC gratuito) | Multigiocatore cooperativa locale o online fino a 2 giocatori | Età consigliata 16+ | Internet www.dynastywarriors8.eu |
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