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venerdì 31 maggio 2013

Retrospettiva DYNASTY WARRIORS - Parte 3


A brevissima distanza dalla precedente, ecco la terza parte della retrospettiva dedicata a Dynasty Warriors, dove parleremo delle ultime iterazioni del brand e del suo presente. In questo ultimo appuntamento con la serie cominceremo anche ad occuparci dei vari spin-off che hanno sempre accompagnato la serie, per la precisione tratteremo dei prodotti per così dire “isolati”. Prendiamo la lancia e buttiamoci ancora nella mischia!

DYNASTY WARRIORS 7
La Koei accusò il colpo preso con DW6. Si prese quindi una pausa riflessiva della durata di quasi quattro anni, nel corso dei quali foraggiò il pubblico con la solita pletora di spin off su un po’ tutte le piattaforme esistenti sul mercato, dove approfittò per sperimentare anche una componente online di stampo collaborativo tra i giocatori. Contemporaneamente continuò a lavorare sul seguito: la prima cosa che fece il nuovo direttore del gioco Atsushi Miyauchi, subentrato a Tomohiko Sho del 6, fu quella di cestinare del tutto il sistema Renbu. Si decise per un parziale recupero del quinto episodio, rivisto però in favore dell’accessibilità totale: quello che venne fuori dopo anni di tentativi fu un sistema esaltante l’assoluta, preponderante, esagerata cinematicità dell’ “uno contro mille”. Venne introdotto un sistema di armi intercambiabile in tempo reale ed un albero delle abilità da sbloccare con i punti accumulati sconfiggendo gli ufficiali. A fronte di una grafica sì migliorata ma che non reggeva neanche lontanamente i prodotti contemporanei, la quantità di contenuti offerta fu altissima: la modalità storia, una grande modalità Conquista per saccheggiare la Cina in libertà ed un tutorial per i novizi.
Per riuscire a gestire il numero abnorme di personaggi, ormai a quota 62, anche la modalità storia fu ripensata totalmente da capo: si decise di suddividere la vicenda per regni, facendo giocare una serie di scenari consecutivi (collegati da cutscenes narrative) con un personaggio preimpostato. La novità più grossa fu però un’altra, ovvero l’introduzione della quarta fazione giocabile Jin, che permette di avanzare oltre la battaglia delle Pianure di Wuzhang (dove canonicamente i DW si erano sempre fermati) e concludere definitivamente la storia dei Tre Regni. La narrazione, molto coinvolgente nelle sue relazioni e nei risvolti tragici di ciascun regno, tocca con questo capitolo vette mai neppure sfiorate precedentemente, con addirittura qualche momento di pura epicità.
L’esperimento premiò ampiamente, con la critica che assegnò i voti più alti mai dati alla serie e il pubblico che apprezzò la maggiore accessibilità, anche se non mancarono le critiche dovute alla bassissima difficoltà di gioco. Grazie a tutte queste caratteristiche DW7 rimane ad oggi il miglior esempio di videoludica offerto dalla saga, assieme al mai dimenticato terzo capitolo.


IL FUTURO
Ed eccoci al nostro presente. Dynasty Warriors 8 è già uscito da circa tre mesi sul suolo natio, mentre qui in Europa arriverà il prossimo 12 luglio, mentre il 18 in America. Circa un mese e mezzo fa la Koei ha confermato tramite la pagina Facebook del gioco che il prodotto verrà doppiato in inglese e che avrà sottotitoli multilingua, anche se non sono state specificate quali. In Rete girano comunque molti video di gameplay della versione giapponese, da cui è stato possibile trarre qualche informazione in più: il cast è aumentato di altri otto ufficiali, per un totale quindi di 70. Tra i nuovi personaggi inseriti vi sono Guan Xing e Guan Yinping, i due restanti figli di Guan Yu, e Yue Jin, il quinto generale Wei. Il gameplay è rimasto pressoché invariato rispetto al 7, ma sono stati introdotti numerosi “what if” della storia principale ed un comparto grafico migliorato grazie ad un uso massiccio degli shaders.


Dopo aver percorso tutta la storia del brand più famoso e fortunato della Koei, passiamo ad analizzare gli spin-off per così dire “isolati” che sono stati prodotti nel corso degli anni.


Warriors: Legends of Troy, recensito anche su queste pagine  (http://labottegadelbardo.blogspot.it/2012/09/review-warriors-legends-of-troy.html ) è stato l’unico lavoro indipendente della divisione canadese della Koei: esso metteva in Mosou nientemeno che la Guerra di Troia, attingendo a piene mani dalla tinozza del cinema (Troy) e letteraria per offrire un colpo d’occhio convincente, apportando allo stesso tempo sostanziali modifiche al gameplay classico facendolo vertere verso un’atmosfera più cupa, efferata e sanguinolenta. I giudizi della critica occidentale furono positivi, lodando soprattutto il riuscito feeling da poema epico, mentre in Giappone fu un flop.


Dynasty Warriors Advance venne pubblicato nei due anni che intercorsero tra il quinto e il sesto capitolo della serie principale, venendo paradossalmente tradotto anche in italiano. Il gameplay, notevolmente irrigidito a causa delle limitazioni tecniche del Game Boy Advance, verteva verso una componente più strategica, fatta di pianificazione attenta degli spostamenti a cui si alternavano momenti puramente mosou. Non fu un grande successo, vista l’eccessiva prolissità delle battaglie (tanto da farle durare ore) e il cast pesantemente mutilato, ridotto a poco meno di 15 ufficiali.


Con il tempo la Koei ha iniziato anche ad adattare famose serie animate. Sicuramente le tre più fortunate da questo punto di vista sono state Gundam (Dynasty Warriors Gundam) attualmente arrivato al terzo capitolo, One Piece Pirate Warriors (esclusiva PS3 con un secondo capitolo in arrivo dalla caratteristica grafica cel-shading) e Fist of the North Star: Ken’s Rage, ispirato al celeberrimo Ken in Guerriero, forse la IP che meglio si adatta al genere. Tutte quante si rivolgono ad una nicchia ancora più ristretta di appassionati dei rispettivi anime, che non vedono l’ora di impersonare i propri beniamini e sfracellare orde di scagnozzi.


Ed anche la terza parte è andata. Grazie della lettura e continuate a seguirci!



Immagini: Koeiwikia, Google Immagini

Gli altri episodi della retrospettiva:

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