A
brevissima distanza dalla precedente, ecco la terza parte della retrospettiva
dedicata a Dynasty Warriors, dove
parleremo delle ultime iterazioni del brand e del suo presente. In questo ultimo appuntamento con la serie cominceremo anche ad occuparci dei vari
spin-off che hanno sempre accompagnato la serie, per la precisione tratteremo
dei prodotti per così dire “isolati”. Prendiamo la
lancia e buttiamoci ancora nella mischia!
DYNASTY WARRIORS 7
La
Koei accusò il colpo preso con DW6. Si prese quindi una pausa riflessiva della
durata di quasi quattro anni, nel corso dei quali foraggiò il pubblico con la
solita pletora di spin off su un po’ tutte le piattaforme esistenti sul mercato,
dove approfittò per sperimentare anche una componente online di stampo
collaborativo tra i giocatori. Contemporaneamente continuò a lavorare sul
seguito: la prima cosa che fece il nuovo direttore del gioco Atsushi Miyauchi,
subentrato a Tomohiko Sho del 6, fu quella di cestinare del tutto il sistema
Renbu. Si decise per un parziale recupero del quinto episodio, rivisto però in
favore dell’accessibilità totale: quello che venne fuori dopo anni di tentativi
fu un sistema esaltante l’assoluta, preponderante, esagerata cinematicità dell’
“uno contro mille”. Venne introdotto un sistema di armi intercambiabile in
tempo reale ed un albero delle abilità da sbloccare con i punti accumulati
sconfiggendo gli ufficiali. A fronte di una grafica sì migliorata ma che non
reggeva neanche lontanamente i prodotti contemporanei, la quantità di contenuti
offerta fu altissima: la modalità storia, una grande modalità Conquista per
saccheggiare la Cina in libertà ed un tutorial per i novizi.
Per
riuscire a gestire il numero abnorme di personaggi, ormai a quota 62, anche la
modalità storia fu ripensata totalmente da capo: si decise di suddividere la
vicenda per regni, facendo giocare una serie di scenari consecutivi (collegati
da cutscenes narrative) con un personaggio preimpostato. La novità più grossa
fu però un’altra, ovvero l’introduzione della quarta fazione giocabile Jin, che
permette di avanzare oltre la battaglia delle Pianure di Wuzhang (dove
canonicamente i DW si erano sempre fermati) e concludere definitivamente la
storia dei Tre Regni. La narrazione, molto coinvolgente nelle sue relazioni e
nei risvolti tragici di ciascun regno, tocca con questo capitolo vette mai
neppure sfiorate precedentemente, con addirittura qualche momento di pura
epicità.
L’esperimento
premiò ampiamente, con la critica che assegnò i voti più alti mai dati alla
serie e il pubblico che apprezzò la maggiore accessibilità, anche se non
mancarono le critiche dovute alla bassissima difficoltà di gioco. Grazie
a tutte queste caratteristiche DW7 rimane ad oggi il miglior esempio di videoludica
offerto dalla saga, assieme al mai dimenticato terzo capitolo.
La
recensione della Bottega: http://labottegadelbardo.blogspot.it/2012/12/review-dynasty-warriors-7.html
IL FUTURO
Ed
eccoci al nostro presente. Dynasty
Warriors 8 è già uscito da circa tre mesi sul suolo natio, mentre qui in
Europa arriverà il prossimo 12 luglio, mentre il 18 in America. Circa un mese e
mezzo fa la Koei ha confermato tramite la pagina Facebook del gioco che il
prodotto verrà doppiato in inglese e che avrà sottotitoli multilingua, anche se
non sono state specificate quali. In Rete girano comunque molti video di
gameplay della versione giapponese, da cui è stato possibile trarre qualche
informazione in più: il cast è aumentato di altri otto ufficiali, per un totale
quindi di 70. Tra i nuovi personaggi inseriti vi sono Guan Xing e Guan Yinping,
i due restanti figli di Guan Yu, e Yue Jin, il quinto generale Wei. Il gameplay
è rimasto pressoché invariato rispetto al 7, ma sono stati introdotti numerosi “what
if” della storia principale ed un comparto grafico migliorato grazie ad un uso
massiccio degli shaders.
Dopo
aver percorso tutta la storia del brand più famoso e fortunato della Koei,
passiamo ad analizzare gli spin-off per così dire “isolati” che sono stati
prodotti nel corso degli anni.
Warriors: Legends of Troy, recensito
anche su queste pagine (http://labottegadelbardo.blogspot.it/2012/09/review-warriors-legends-of-troy.html
) è stato l’unico lavoro indipendente della divisione canadese della Koei: esso
metteva in Mosou nientemeno che la Guerra di Troia, attingendo a piene mani
dalla tinozza del cinema (Troy) e
letteraria per offrire un colpo d’occhio convincente, apportando allo stesso
tempo sostanziali modifiche al gameplay classico facendolo vertere verso un’atmosfera
più cupa, efferata e sanguinolenta. I giudizi della critica occidentale furono
positivi, lodando soprattutto il riuscito feeling da poema epico, mentre in
Giappone fu un flop.
Dynasty Warriors Advance venne
pubblicato nei due anni che intercorsero tra il quinto e il sesto capitolo
della serie principale, venendo paradossalmente tradotto anche in italiano. Il
gameplay, notevolmente irrigidito a causa delle limitazioni tecniche del Game
Boy Advance, verteva verso una componente più strategica, fatta di
pianificazione attenta degli spostamenti a cui si alternavano momenti puramente
mosou. Non fu un grande successo, vista l’eccessiva prolissità delle battaglie
(tanto da farle durare ore) e il cast pesantemente mutilato, ridotto a poco
meno di 15 ufficiali.
Con
il tempo la Koei ha iniziato anche ad adattare famose serie animate.
Sicuramente le tre più fortunate da questo punto di vista sono state Gundam
(Dynasty Warriors Gundam) attualmente arrivato al terzo capitolo, One Piece Pirate Warriors
(esclusiva PS3 con un secondo capitolo in arrivo dalla caratteristica grafica
cel-shading) e Fist of the North Star: Ken’s Rage, ispirato al celeberrimo Ken in Guerriero, forse la
IP che meglio si adatta al genere. Tutte quante si rivolgono ad una nicchia
ancora più ristretta di appassionati dei rispettivi anime, che non vedono l’ora
di impersonare i propri beniamini e sfracellare orde di scagnozzi.
Ed
anche la terza parte è andata. Grazie della lettura e continuate a
seguirci!
Gli
altri episodi della retrospettiva:
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