Nel 1998 la PlayStation compiva tre anni. Nonostante la sua giovane età, la piccola grigia Sony aveva sostanzialmente rivoluzionato il gaming introducendo un vincente elemento di accessibilità universale combinato con la possibilità di riproduzione musicale offerta dal suo supporto ai CD. Passato un anno da Final Fantasy VII, ciò che si sentiva era però la mancanza di un personaggio e di una storia che potesse travalicare la barriera della preadolescenza per approdare fino ai giovani adulti. Fu la Sony stessa a rispondere a questa domanda tramite il suo studio di Cambridge: nacque così MediEvil.
Tutto inizia nel fittizio Regno di Gallowmere, una nazione fuori dal tempo e dallo spazio perennemente in bilico tra un buio che appare quasi consolante e una nebbiosa malinconia di fondo. Sir Daniel Fortesque è un giovane che ha sempre incantato il Re Pellegrino con i suoi racconti fantastici e immaginifici, tanto da essere nominato campione della nazione: una carica che più formale non si può, vista la secolare assenza di qualsiasi evento bellico. Ma le cose cambiano ben presto: invidioso della quieta e spanciata tranquillità del posto, lo spietato stregone Zarok decide di prendere in mano la situazione e usando le proprie arcane conoscenze crea un esercito di demoni che manda contro il regno. Fortesque viene letteralmente buttato giù dal letto e messo in capo alle forze di contrasto al malvagio stregone, ma alla prima carica muore trafitto da una freccia all’occhio sinistro. Zarok venne comunque sconfitto e sparì nel nulla, mentre Fortesque venne acclamato come eroe e sepolto con ogni onore possibile, inaugurando simbolicamente un nuovo periodo di pace.
Zarok però non era disposto a farsi sconfiggere così facilmente e, prolungata la propria vita con un altro dei suoi diabolici artifizi, si ritirò a studiare rifugiato in un castello ai confini più insormontabili del regno. Dopo cento anni di malvagia meditazione, finalmente tornò e attuò l’azione indiretta: fece scendere una notte eterna sul regno, prima di far riemergere i defunti dalle loro tombe e rubare le anime a tutti gli abitanti trasformandoli in pupazzi claudicanti e bellicosi. Toccherà proprio ad un Sir Dan risvegliatosi dal sonno eterno sconfiggere per la seconda e ultima volta Zarok ed essere finalmente l’eroe che non è mai stato in vita, meritandosi così il posto che ora gli viene immeritatamente concesso nelle leggende.
La trama è piuttosto banale, semplice. Ma in questa semplicità vi traspare, fin dall’inizio e senza alcuna velleità fotorealistica, l’intenzione di uno spirito genuino e sincero di voler raccontare prima di tutto una storia che sia piaciuta anche a chi l’ha fatta, concepita e animata, e che l’ha tanto amata da farla divenire un gioco completo. Amore che si manifesta nella grande cura riversata sulla costruzione del ricco background e del carisma di antagonista e solitario protagonista.
MediEvil è un gioco gotico. Lo si vede fin dal libretto di istruzioni, che ha come sfondo artworks fatti col chiaroscuro di matita pesante e le scritte di font di pergamena. Sulla copertina troneggia l’immagine di uno scheletro in piedi, privo di un occhio e immerso in una lugubre atmosfera violetta che si fonde col colore della sua armatura. Il livello di dettaglio, oggi assolutamente irrisorio, per il contesto dei tempi era davvero ragguardevole, la cura per le animazioni è ancora oggi palpabile, il 3D aperto, lussureggiante, audace, sperimentale. Senza risparmiarsi in dettagli di classe come i passi pesanti delle ossa di Dan dentro la sua armatura. Il tutto serve però a semplice supporto di un design caratteristico e curatissimo, che prende e rielabora con cognizione Tim Burton e crea qualcosa di personale, fresco, garbato, adulto. Ben lungi dall’essere un horror, MediEvil pervade tutta l’atmosfera di una sottile ironia, che va cercata con attenzione leggendo i vari libri sparsi per i livelli, nei piccoli riferimenti nelle battute, nella ruvida spigolosità delle architetture di legno e pietra, in pieno stile medievale. Tocco finale lo fa il comparto musicale, che attraverso il solo uso di sintetizzatori ricrea un ottimo feeling orchestrale e ancora gotico, caratterizzato da un acceso uso dei cori. Pioneristico il doppiaggio italiano, nonostante gli accenti dialettali fuori luogo.
Soddisfacente anche la durata, che si attesta sulla decina di ore alla prima passata. Il livello di difficoltà è uno solo ma la cripticità di alcuni enigmi e la forza di alcuni nemici rendono la sfida sempre interessante.
In barba ai quattordici anni passati dal suo debutto, MediEvil è ancora ad oggi uno dei giochi più riusciti in assoluto. I personaggi carismatici, il feeling gotico e violetto e la sua pungente ironia ne fanno un prodotto raro, che sa quasi di artigianale, animato da melodie sonore dove ogni coro e arco diventa vibrante, acuto, anche lui protagonista. Magico. L’action-adventure e la PlayStation che diventano grandi, restano, si ricordano e si insegnano.
Voto 89/100
Cavaliere Bardo 12/10/2765
Scheda Tecnica
Casa SCEE | Sviluppatore: SCEE Cambridge | Distributore SCEE | Formati Disponibili PlayStation, PSN | Formato Esaminato PlayStation | Prezzo € 9,90 (PSN) | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 1 Blocco libero su Memory Card, compatibile controller analogico con levette, compatibile vibrazione | Lingua Italiano (testo a schermo, sottotitoli e parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 11+ (ELSPA), 12+ (PEGI)
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