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domenica 16 settembre 2012

Review - SPARTAN TOTAL WARRIOR



Rome: Total War non fu solo un grandissimo gioco. Fu anche il modo con cui la Creative Assembly riuscì ad uscire dalla nicchia degli strategici puristi ed approdare ad una fetta di utenza che, nonostante fosse ampia e smaliziata, aveva in sé la sincera voglia di imparare. Si democratizzò, quindi. La nuova forza derivata dalle vendite permise all’azienda di osare, convincendola anche a dare fiducia ad uno spin-off della loro serie più importante, Total War, esclusivamente dedicata al mercato delle console casalinghe. Spartan Total Warrior vede la luce nell’autunno 2005, prima sul GameCube e successivamente su PlayStation 2 e Xbox, e rappresenta il culmine di una sperimentazione durata anni e portata avanti parallelamente ai progetti per PC.


Il contesto è quello dell’Europa del 300 avanti Cristo. Il grande, potente e apparentemente inarrestabile Impero Romano è partito alla conquista del mondo conosciuto, traviato dalla follia visionaria del capriccioso e bambinesco imperatore Tiberio. Il gioco si apre a Sparta, assediata dall’Impero: un abile guerriero, noto solamente come lo Spartano, sente dentro di sé il richiamo soprannaturale del dio della guerra Ares, che lo spinge a lottare per respingere la tempesta. Ben presto il protagonista si renderà conto che solo facendo sparire Tiberio tutto questo caos e questa conquista insensata potranno avere fine.

Siamo all’apoteosi dell’anacronismo. A partire dalla data, ai personaggi che si avvicenderanno, ai luoghi che si visiteranno e alle tecnologie che si useranno, tutto qui è anacronistico. Ma non è un male: il gioco Creative Assembly riesce ad amalgamare mitologia e fantasy con personaggi storici e luoghi realmente esistiti, creando un miscuglio internamente coerente ma non pesante o astruso, oltre che ben approfondito nei sostrati storici a cui fa riferimento. Gli avvenimenti narrati nel corso delle missioni di gioco sono quindi tutto sommato piacevoli, anche se non indimenticabili.


In questo gioco assistiamo alla sublimazione dell’azione sul continuo, spietato macello di avversari che si proporranno a voi in quantitativi esagerati. L’azione si sviluppa attraverso quattordici livelli lunghi e incalzanti, fatti di obiettivi assegnati a inizio missione e durante il suo svolgimento. Nonostante le gradevoli variazioni sul tema che si propongono su di una blanda esplorazione, infiltrazioni silenziose, liberazioni di prigionieri e qualche semplicissimo enigma ambientale, la carneficina è. Lo Spartano avrà a disposizione due tipi di attacchi, uno singolo e uno collettivo a spazzata, per prendere le redini della mischia e condurla a suo piacimento. A questi si aggiungono gli essenziali tasti di parata con lo scudo e il ricorso a limitate risorse magiche, oltre che al cambio delle quattro armi che acquisiremo nel corso dell’avventura. Lo Spartano, in quanto guerriero superiore, oltre alla semplice uccisione indiscriminata si ritroverà a ricoprire spesso il ruolo di specialista, ovvero andare alla ricerca di obiettivi o avversari specifici all’interno della battaglia. Il combattimento tuttavia, a differenza di quanto possano far credere le premesse, è pervaso da un’anima tattica innegabile e indispensabile, in cui occorre conoscere alla perfezione combinazioni ed effetti delle abilità, in modo da sopravvivere alle orde di nemici. Il livello di difficoltà è particolarmente alto, tuttavia non manca comunque una certa versatilità nel sistema: permette sia di sopravvivere sia di concatenare le mosse in modo da spazzare via decine di avversari in pochi secondi.

Il limite del tutto emerge solo in situazioni particolarmente difficili, segno dell’inesperienza della casa sviluppatrice con il genere action: gli scontri con i boss sono infatti realizzati in maniera appena sufficiente, proponendo meccaniche decisamente artificiose e talvolta vessate da una ciclicità irritante, che obbliga a ricominciare da capo una lotta che si stava vincendo.


Tecnicamente, questo gioco è ottimo. Non sarebbe sbagliato sostenere che quello di Spartan Total Warrior è il motore grafico più potente della generazione PlayStation 2: esso infatti è in grado di gestire quasi duecento uomini in movimento su schermo senza perdere un singolo fotogramma e senza l’ombra di un caricamento da una situazione all’altra. A questo si abbinano anche la presenza di grossi mostri mitologici e di ambientazioni veramente grandiose, che si estendono per chilometri all’orizzonte, tutto ricoperto da texture notevoli e dettagliatissime per mobili ed immobili, con qualche tocco di classe come i riflessi su alcuni oggetti metallici. Anche gli accenni di espressioni facciali (tenendo conto che stiamo pur sempre parlando di un gioco di massa) sono tutto sommato ben riuscite.

Il prezzo da pagare per tutta questa abbondanza è da trovare nella mole poligonale: se quella generale è molto alta, è veramente irrisoria per ciascun modello, risultante in evidenti spigolosità, nessun elemento mobile e dita delle mani in blocco unico. Il design riprende sapientemente quanto detto con Rome: Total War e lo rielabora in una chiave molto più oscura e greve, con i personaggi volutamente squadrati, truci e concentrati. Chi sperava di farsi due risate con un ennesimo clone di Asterix e Obelix farebbe bene a girare alla larga: questo è un gioco dannatamente serio.

Musicalmente parlando, anche qui il prodotto è di sicuro valore, con una colonna sonora coinvolgente e dinamica, che non stona del suo miscuglio di orchestrale, cori, strumenti etnici e batteria sintetizzata, frutto della sperimentazione del compositore storico dell’azienda Jeff Van Dyck. Effettistica di qualità anche se un po’ esagerata, doppiaggio italiano altalenante: la scelta di mischiare professionisti e attori senza esperienza genera un risultato con molti alti e bassi e qualche desincronizzazione con le immagini a video. Si poteva fare di peggio, ma anche di meglio.


Le missioni sono molto lunghe e richiedono anche delle ore per essere completate, questo sommato ai tre livelli di difficoltà presenti garantisce potenzialmente una durata considerevole, ma anche con l’inserimento di una sola modalità arena fine a se stessa, qualche collezionabile e la ripetitività di fondo del gameplay non si andrà oltre le dodici ore di longevità complessiva, valore tutto sommato soddisfacente ma con un po’ di amaro in bocca; una campagna anche per i Romani (magari a modo di “antefatto”) sarebbe stata un’aggiunta molto gradevole.


Spartan: Total Warrior è un gradevole quanto riuscito esperimento nell’ambito action, supportato da un motore grafico potentissimo e dal tipico rigore dei suoi creatori, che nonostante l’ambientazione anti-storica hanno costruito un universo narrativo coerente e ben realizzato, dove elementi moderni e antichi non si abbinano per contrasto ma si completano l’uno con l’altro. Consigliato senza remore agli amanti dei giochi d’azione e a chi si vuole avvicinare al genere.


Voto 80/100


Cavaliere Bardo 16/9/2765


Scheda Tecnica

Casa SEGA | Sviluppatore: The Creative Assembly | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation 2, GameCube, Xbox | Formato Esaminato PlayStation 2 | Prezzo € 49,90 | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 133 KB su memory card, Controller analogico con levette, compatibile vibrazione | Lingua Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, Spagnolo (testo a schermo, sottotitoli e parlato) | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 18+


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