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domenica 16 settembre 2012

Review - THE BRAVE-RIBELLE (film 2012)


Eppure a suo tempo Cars 2 qualche dubbio l’aveva sollevato. Tralasciando la solita paradossale abitudine di bocciare un film Pixar perché non innova ma ripropone una formula fondamentalmente vincente, non poteva essere che uno studio di animazione come quello della lampada da tavolo avesse puntato tutto su qualcosa di essenzialmente già detto e ribadito. Dovevano stare lavorando ad altro, gli sforzi creativi reali dovevano per forza stare da tutt’altra parte. Ovvero, su questo film.





Ribelle – The Brave racconta di una principessa di nome Merida, erede primogenita di un non meglio precisato regno della Scozia occidentale. Questo solo di nome: è una giovane donna forte, indipendente ma proprio per questo completamente fuori dalle solite dinamiche di attesa, ramazza, principi vari e capelli intrecciati. Quando poi viene costretta a mettersi davanti alle proprie responsabilità, cercherà il coraggio prima e la scappatoia poi, per poi riprendere in mano il coraggio stesso quando arriverà a scoprire le conseguenze del proprio egoismo.
La trama è tutta qui. Ma non si sente la mancanza dell’originalità dell’intreccio, in effetti solamente un contenitore, dove lo studio d’animazione tira le fila di un rapporto madre-figlia costruito con maestria, delicatezza e ardore, cioè quelle tre cose che compongono il titolo originale Brave chissà perché da noi traslato in Ribelle. Qui la ribellione non c’è, se trascuriamo quella normalmente adolescenziale, quanto vi è la nuova consapevolezza delle responsabilità che gravano sulle scelte che la protagonista fa anche non scegliendo e sul suo imparare a convivere con le conseguenze di tali scelte. La grandezza di questo film sta tutta qui, nel ribadire come solo parlando dell’essere umano e dei suoi simulacri di plastica e metallo si raggiungano i picchi, sta tutta nell’elevare l’idea di controllo del destino a forma suprema di consumazione geografica, visiva e sonora dello schermo, evitando elegantemente di cadere nella trappola delle canzoni cantate dai personaggi come invece aveva fatto Rapunzel nel suo approccio ultrafemminile al mondo.

La sceneggiatura lineare ma incredibilmente efficace è supportata da un comparto di tecnica semplicemente fuori da ogni parametro, fatto di paesaggi verdi, contrastanti nelle loro tonalità multiple, di castelli ricreati con una dovizia spaventosa di dettagli, nella recitazione senza motion capture dei personaggi virtuali che non sembrava possibile realizzare fino a un mese prima, di capelli rossi come il fuoco realizzati al fotorealismo, di una attenzione per i dettagli semplicemente fuori dal mondo, complice un comparto sono anche lui inclassificabile tanto è gigante, semplice nei suoi strumenti tradizionali, nelle chitarre acustiche, nelle cornamuse, nella musica celtica moderna con palesi rimandi a Loreena McKennitt. Di buona qualità persino il doppiaggio eseguito da non professionisti, la direzione del veterano Pixar Carlo Valli si sente tutta.

Quattro anni di lavoro e centinaia di incubi agli animatori è stato il prezzo che la Pixar ha pagato per questo film. La storia è quella, è semplice, un complesso di Elettra elevato a potenza. Ma va bene, è assolutamente perfetto così, anche con il gender maschile che ne esce brutalizzato nella propria barbara stupidità guerresca che spinge al sacrificio insensato. La tecnica, la recitazione di personaggi animati senza motion capture è perfetta come non se ne sono mai viste prima, mischia umorismo di tutti tipi, dal visivo alla ripetizione allo slapstick, la colonna sonora monumentale, celtica, bruciante. E' la massima conseguenza dello stile Pixar fino ad ora raggiunta, dove la carica visionaria e creativa esplode letteralmente, regalando agli spettatori momenti unici ed irripetibili. Una visione commossa e sincera di un mondo così barbaro ma così pregno di idealizzata poesia maturata tra i cromlech. Grandioso.

Voto: 4.3/5

Bardo Cavaliere 16/9/2765

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