Makoto Itou è il classico
studente imbranato e discretamente sfigato che si rispetti, innamorato
perdutamente della bella coetanea e compagna di scuola Katsura Kotonoha che
ogni giorno vede sul treno ma con cui non riesce nemmeno lontanamente ad
attaccar bottone; in suoi aiuto verrà la briosa Sekai Saionji, che dal giorno
in cui sarà vicina di banco di Makoto si imporrà la missione di far smuovere quelli
che sembrano due cuori ardimentosi ma terribilmente timidi.
La trama non potrebbe essere
più semplice. Dodici episodi, lunghezza standard. Taglio essenziale, diremmo
quasi fatto al risparmio in certe situazioni. Ma in quei dodici, piccoli e
maledetti episodi tutta una montagna di significati, una finzione potente e una
perversa play-within-the-play si
condensano accumulandosi con tutta la loro poderosa massa, simili al
progressivo addensarsi di un buco nero.
All’occhiata superficiale
sembra roba vecchia, soluzioni adottate dagli albori della commedia romantica
shonen, ai tempi del glorioso pioniere Ranma ½. Ma già dal secondo in poi ci si
accorgerà che qualcosa non va: al di là degli scontati momenti comici, del
fanservice sulle gonnelle delle uniformi e dei costumi da bagno, delle
macchiette messe lì solamente per confondere le acque, una sensazione
strisciante si farà largo nella mente (e nello stomaco) degli spettatori, una
sensazione che prenderà le sembianze di un mostro virulento già dalla fine del
quinto episodio, un mostro che sghignazza soddisfatto perché fa rendere conto
che in questo anime c’è qualcosa di terribilmente, inconfondibilmente
“sbagliato”.
School Days è un anime freddo,
cattivo, senza mezzi termini, spietato come una sequela di codici binari,
oggettivo come i pixel rossi della foto di un cadavere. Viene preso per
direttissima da una vecchia visual novel erotica a suo tempo uscita per PC e
PlayStation 2 e, sebbene epurato da tutte le scene spinte e adottato solamente
uno dei finali, l’impressione rimane e si solidifica. Lo stile è essenziale,
rigido: la scuola fittizia di Sakakino è solida, pesante, i personaggi di
contorno sono al minimo sindacale e gli adulti non si vedono mai in faccia,
come se fosse un mondo di eterni adolescenti. Allo stesso modo essenziali sono
i disegni, poche linee come se fossero degli sprite di un vecchio videogioco a
due dimensioni. Ma proprio in questa apparente debolezza sta il punto di forza
più grande di questa produzione animata: il realismo sprigionato da quelle
immagini così fittizie è impressionante, così forte da annichilire
completamente le musiche, che avrebbero potuto anche non esserci vista
l’efficacia grafica delle poche espressioni dettate dagli occhi curatissimi e
dai loro riflessi (in special modo per le ragazze).
Disegni che riassumono
incredibilmente bene l’inferno di emozioni e atteggiamenti dei liceali e
presentano quel mondo senza alcun fronzolo, senza annacquarlo come vogliono le
leggi non scritte della fiction: ogni cosa è pienamente resa, anche nei suoi aspetti
più segreti e perversi, che vengono qui portati a tutte le reali conseguenze di
questo mondo. L’anime procede lanciato anche dall’assenza di fillers
terremotando lo spettatore fino al dodicesimo episodio dove, a dispetto di un
undicesimo capitolo che poteva suonare quasi redenzione, si arriva all’ultimo
atto, in cui i personaggi si rendono conto che ormai dovranno prendersi le
proprie responsabilità e pagare per l’ignavia, in cui finalmente si sfogherà
l’odio accumulato per alcuni di loro e si dimostrerà come, purtroppo, anche gli
angeli si corrompono.
Consigliato? Se non vi
piacciono gli anime brevi, scolastici o che si attengono a quanto si è
descritto sopra non lo guardate, non fa per voi. Uscite da questa pagina,
chiudete il browser, spegnete il PC e pensate a qualcos’altro. Dimenticatevi
completamente di aver letto questa recensione, e forse starete molto meglio di
prima. Ma per gli altri, chi legge tra le righe dei fotogrammi dipinti e dei
copioni, chi vi vede tremare l’emozione cattiva e strisciante, chi si è sempre
imposto di voler comprendere appieno il mondo in tutte le sue sfaccettature…
Allora qui c’è un solo consiglio: scaricatelo, guardatelo e tenetelo in fondo
al cuore, abbarbicatelo a quella fredda radice di pulsante paura che vi cresce
vicino al ventricolo sinistro. Tenetelo lì, fermo ma presente, come esempio di
come proprio quel genere che sembrava essere il più lontano dalla realtà,
paradossalmente l’ha rappresentata meglio di molti suoi superiori. Brutalmente,
ma l’ha fatto.
Voto 4.5/5
Purtroppo le novel erotiche perdono moltissimo quando vengono trasformate in anime, è successo anche con la serie Fate/Stay Night, che però io ho adorato tantissimo lo stesso. E' una questione di riuscire a far filare la trama anche senza le scene di sesso che in una Novel Erotica sono ovviamente necessarie :)
RispondiEliminaComunque mi è piaciuta molto questa recensione e mi ha anche incuriosito, credo che darò una chance a questo anime, appena finirà il periodo di esami.
Sono la ragazza che ha accompagnato l'amica fan di Ken Shiro ieri al Vigamus :D
Federica
Grazie per il commento, publicherò altre recensioni di questo tipo. Il tuo è il primo commento nella storia di questo blog! :D
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