DISCLAIMER

In questo blog vengono espresse OPINIONI e preferenze, come tali PERSONALI e non necessariamente imparziali: e si è perfettamente liberi di farlo, essendo questo, nonostante il nome possa trarre in inganno, uno spazio personale, no profit, e gentilmente fornito da Blogger e Blogspot.
Se volete entrare e sentire il pensiero di uno dei tanti, fate pure, l'ingresso è gratuito.

sabato 13 ottobre 2012

Review - FINAL FANTASY IX


Sembrava fosse saltato un numero.
Nel 2000 la Squaresoft (oggi Square-Enix) per la prosecuzione della sua saga di punta, la serie di videogiochi di ruolo alla giapponese Final Fantasy, sembrava si fosse concentrata solamente sul grande progetto del decimo capitolo, considerando la PlayStation come ormai superata. Nulla denotava come proprio su quest’ultima, vecchia macchina da gioco stesse in realtà prendendo forma un ultima storia. Su di essa sarebbe nato, circa un anno dopo, Final Fantasy IX, che come di consueto stravolse nuovamente ambientazione, impostazione, tono e destinazione.


Gidan Tribal è un giovane mercenario con toni da ladro gentiluomo e convinzioni da donnaiolo, dotato di coda di scimmia. Membro di una banda di “tipi strani” suoi pari chiamati Tantarus capitanati dal panciuto boss Kalò, hanno il compito di rapire Garnet Til Alexandros XVII, principessa del Regno di Alexandria. Ben presto il giovane, affiancato da sette altri protagonisti, scoprirà che tale committenza nasconde ben più di un retroscena, a cominciare dalla principessa stessa che educatamente gli impone di rapirla.
Evitando qualsiasi rivelazione sulla trama, ci limitiamo a dire come questo nono episodio si dimostri come sempre lungo e ricco di colpi di scena, oltre che molto interessante e sentito. Sebbene pecchi di eccessiva adolescenza in certi frangenti minori, non manca di far riflettere su tematiche pesanti ed introspettive, intrattiene alla grande e tiene incollati allo schermo per il buon numero di ore necessarie a completare il titolo, sia che si voglia andare di fretta sia che ci si voglia perdere nelle missioni secondarie.


La stranezza che colpì il pubblico quando a suo tempo si trovò ad avere a che fare con tale nuovo codice fu la consapevolezza di come i programmatori non fossero ripartiti da zero per creare un nuovo capitolo della saga. A differenza di quanto accaduto con l’ottavo episodio, infatti, in questa nona iterazione è possibile cogliere due precise basi fondanti. La prima è una maggiore ecumenicità dell’impostazione generale, a cominciare proprio dal contesto. Abbandonato completamente il mix di magia e tecnologia fantascientifica dei precedenti capitoli, la saga qui ritorna ad una impostazione spiccatamente fantasy-medievale, con rari scorci di steampunk, in piena linea anche con i gusti occidentali. In tale direzione si muovono anche i personaggi, risultando impostati con una mentalità molto varia e con molteplici personalità coerenti con il contesto, dal cavaliere senza macchia e senza paura alla cacciatrice di draghi.

La seconda base è il mai troppo compreso Final Fantasy VII, su cui questo prodotto fa similitudine e coppia, creando un sistema di gioco quanto mai simile a quello che aveva accompagnato il signor Strife nella sua missione di vendetta contro Sephiroth. Scartato l’ormai abusato sistema delle Materia, la Square ha optato per qualcosa di decisamente più flessibile e veloce, generato dalla trovata di assegnare l’apprendimento delle abilità (sia attive che di supporto) agli oggetti. Tale sistema funziona e permette vari ed adattabili approcci strategici, poiché tutti gli oggetti equipaggiabili dai personaggi hanno delle capacità infuse al loro interno: equipaggiando un oggetto, il personaggio può usarne in battaglia le abilità legate, fintantoché lo mantiene indossato. Per poter utilizzare la capacità in maniera permanente si deve accumulare un certo numero di Punti Abilità (AP) ottenuti dalle battaglie insieme ai normali punti esperienza.


Tecnicamente parlando, possiamo tranquillamente dire che su PlayStation One non esiste niente di superiore a questo gioco: le ambientazioni sono migliaia e realizzate con una grandiosa grafica pre-renderizzata che sembra dipinta ad olio, e popolata di altrettanto numerosi e dettagliati personaggi non giocanti animati in maniera ineccepibile così come i protagonisti. Gli unici difetti in tal senso sono solo quelle piccole sbavature come texture sgranate ed eccessivo stacco tra elementi modellati in 3D in tempo reale e scenario fisso, cose che a suo tempo erano facilmente nascoste dalla bassa risoluzione dei televisori e dei cavi Scart. Il design è definito come un’estremizzazione della parola “fantasy”: per i meandri del codice si aggirano i look più improbabili e gli esseri più strani, a partire dagli animali antropomorfi per passare ai giullari e ad obese rappresentazioni di regnanti, per finire ai mostri che si affronteranno, di poche categorie rispetto alla varietà delle ambientazioni ma uniche per ciascuna di esse, cosa che mette decisamente fuori gioco il rischio ripetitività.
Da un punto di vista sonoro il gioco neppure qui delude: le oltre cento tracce presenti nei quattro dischi di storia, sebbene ruotino talvolta sempre attorno allo stesso motivo, spaziano elegantemente dall’orchestrale al jazzistico trasmettendo un’atmosfera impareggiabile. Numerosi e contraddistinti da una regia virtuosa e compiacente i filmati in computer grafica, a cui è delegata la parte più spettacolare del titolo al di fuori degli effetti speciali dei combattimenti, che potrebbero venire a noia dopo un po’, vista la loro casualità.


Ma ciò che più permea l’insieme è un’assoluta, persistente malinconia. Si ravvisa in ogni piccolo avvenimento, in ogni piega di dettagli, a cominciare dalla atmosfera soffusa al sorriso appena accennato che prende forma sui lineamenti di Garnet durante i filmati in CG, lo si intuisce dai tanti rimandi autoreferenziali risalenti ai tempi del Nintendo Entertainment System (NES), lo si vede dall’arguta traduzione italiana che amalgama in piena tradizione di rinascimentale memoria inflessioni dialettali e motti latini. E’ un addio commosso, un epilogo sentito e struggente a ciò che i Final Fantasy sono stati fino a quel momento, l’ultimo capitolo prima della frammentazione, della pura spettacolarizzazione e dell’epicità a tutti i costi. E’ una ballata di idealizzata, medievale bellezza che tocca i cuori e se li porta via non in maniera eclatante come il settimo, ma in modo intimo e riservato, a cominciare proprio dalle note di ocarina che si sentono nella melodia che introduce il menu principale.
Non si può obbligare qualcuno a comprare qualcosa con poche righe. Fatevi bastare la consapevolezza che, se lo farete, mentre il mondo inneggia verso un Call Of Duty a caso, voi sarete lì col pad in mano ad animare l’ultimo spettacolo di una delle compagnie teatrali videoludiche più grandi e influenti di tutti i tempi. E non è poco.

 Voto: 91/100

Cavaliere Bardo 13/10/2765

Scheda Tecnica

Casa Squaresoft | Sviluppatore: Squaresoft | Distributore Halifax | Formati Disponibili PlayStation, PSN (digital delivery) | Formato Esaminato PlayStation  | Prezzo € 9,99 (PSN) | Specifiche tecniche 1 Giocatore, 1 blocco libero su Memory Card, Compatibile Controller Analogico, Compatibile Dual Shock | Lingua Italiano | Multigiocatore Non presente | Età consigliata 11+ (ELSPA), 12+ (PEGI)


Nessun commento:

Posta un commento